Un enorme tricolore curdo è stato issato oggi su una collina al confine turco-siriano, proprio lì dove nei mesi scorsi era apparso un drappo dello Stato islamico (Isis): è...
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E mentre da Washington, il dipartimento della Difesa americano smorza i toni, affermando che la battaglia non può dirsi del tutto vinta, l'Isis è tornato oggi a minacciare di compiere atti terroristici in Europa e di «conquistare Gerusalemme e Roma». In un audio messaggio attribuito al portavoce dello Stato islamico, Abu Muhammad al Adnani, si invitano le cellule dormienti dell'Isis a «colpire ovunque» in Europa. In riferimento alla Coalizione internazionale anti-Isis, guidata dagli Usa ma benedetta anche da Russia e Iran, il gruppo jihadista assicura che «presto questa campagna crociata sarà sconfitta e dopo, se Dio vuole, ci incontreremo a Gerusalemme, poi l'appuntamento è a Roma».
Stamani, l'Osservatorio per i diritti umani in Siria (Ondus), aveva annunciato la vittoria di fatto dei miliziani curdi, che affermano di aver sconfitto le ultime sacche di resistenza jihadista all'interno di Kobane. La notizia era stata confermata da fonti militari curde, ma dal terreno giungono ancora notizie contrastanti, impossibili da verificare in maniera indipendente. «Non posso dire che la battaglia sia vinta», ha detto un portavoce del Pentagono. E il comando militare centrale Usa, responsabile dei raid aerei della Coalizione, ha fatto sapere oggi che nelle ultime 24 ore sono stati condotti ben 17 bombardamenti nell'area di Kobane.
L'assedio alla cittadina era cominciato lo scorso settembre, durante la fase espansiva dell'Isis in Siria e in Iraq. Secondo il bilancio non verificabile dell'Ondus, circa 1.600 persone sono morte da allora. Di questi, 1.075 sono miliziani jihadisti, 459 sono combattenti curdi e 32 sono i civili. Intanto la stampa turca ha annunciato oggi di aver aperto vicino a Kobane il più grande campo profughi finora allestito per accogliere fino a 35mila rifugiati siriani. L'apice dell'avanzata jihadista a Kobane si era registrato a ottobre, quando lo Stato islamico aveva persino diffuso in rete un «servizio giornalistico» in apparenza realizzato da un ostaggio britannico dell'Isis, il fotoreporter John Cantlie. Sempre a ottobre, dopo forti pressioni americane, la Turchia aveva acconsentito l'arrivo a Kobane di circa 150 miliziani curdo-iracheni, i Peshmerga, già vittoriosi nelle battaglie contro l'Isis nel nord-Iraq.
Proprio ai Peshmerga si deve, secondo fonti curdo-irachene allineate col governo di Erbil, l'avanzata nelle ultime 48 ore contro postazioni dell'Isis a ovest di Mosul, la seconda città irachena caduta in mano ai jihadisti nel giugno scorso.
Il Messaggero