La comunità dell'intelligence Usa è convinta che Kayla Mueller, l'ostaggio americano dell'Isis morta in circostanze ancora da chiarire in Siria, sia stata data come...
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Gli Stati Uniti, al contrario di quanto fanno alcuni Paesi europei, non pagano riscatti per liberare i loro cittadini sequestrati da organizzazioni terroristiche. Il presidente Barack Obama, a poche ore dalla conferma della morte della cooperante Kayla Mueller, rapita dai jihadisti dello Stato Islamico, difende la ormai consolidata politica americana.
«Una cosa alla quale ci siamo attenuti è la politica di non pagare riscatti a organizzazioni come l'Is. Il motivo è che se iniziassimo a farlo, non solo finanzieremmo il massacro di persone innocenti e rafforzeremmo la loro organizzazione, ma renderemmo gli americani bersagli ancora più in vista per futuri sequestri», spiega Obama in un'intervista a BuzzNews.
Il presidente dice di essersi sentito con il «cuore spezzato» nell'apprendere della morte della giovane cooperante. Parlare con le famiglie dei rapiti, che chiedono che sia fatto di tutto per salvare i loro cari, «è dura come ogni cosa che faccio», dice Obama. «Faremo tutto ciò che possiamo, tranne fornire un incentivo alla cattura di altri americani», ribadisce.
«Abbiamo dedicato e sempre dedichiamo enormi risorse per la liberazione di prigionieri e ostaggi in ogni parte del mondo», prosegue. Il presidente poi rivela che fu tentato un raid per liberare la Mueller: «Ho ordinato un'intera operazione, con rischi significativi, per liberare non solo lei ma altre persone che erano tenute prigioniere e probabilmente li abbiamo mancati per un giorno o due».
Il riferimento è ad un raid effettuato dai commandos della Delta Force in una raffineria di petrolio nel nord della Siria. È la prima volta che la Casa Bianca afferma ufficialmente di ritenere che la Mueller si trovasse nel luogo dell'operazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero