Isis, centinaia i jihadisti in Italia: frange estreme dell'Islam anche a Roma

Isis, centinaia i jihadisti in Italia: frange estreme dell'Islam anche a Roma
Sono un centinaio i jihadisti che vivono regolarmente in Italia e puntano ad accreditarsi di fronte ad Al Quaeda e Isis. Nel...

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Sono un centinaio i jihadisti che vivono regolarmente in Italia e puntano ad accreditarsi di fronte ad Al Quaeda e Isis.




Nel nostro paese l'intelligence è focalizzata su una lista di cento nomi, in maggioranza magrebini di seconda generazione già inseriti nel contesto italiano, residenti soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Veneto e Lazio. Di questi, una decina sono donne.



Queste persone, già note agli inquirenti, sarebbero apertamente favorevoli alla guerra santa e avrebbero aperto blog personali e stabilito contatti con altri utenti europei di spicco dell'estremismo islamico. Tra loro non ci sarebbero legami stretti ma non un vero rapporto comunitario.



Il tutto sotto l'occhio vigile dell'Isis. Come succedeva già nel Medio Oriente, le giovani leve vengono monitorate dai talent scout del terrore, per assoldare i

migliori. Lo Stato Islamico cerca nella rete anche studenti universitari, ingegneri e medici con tendenze estremiste, cominciando a dialogare con loro. Il

pericolo è concreto: sono centinaia gli utenti che dall'Italia accedono ai forum Shumukh, Ansar al-Mujahideen, al-Qimmah e Ansaral-Mujahideen.



Ed esistono anche in Italia dei "facilitatori" con funzioni di raccordo tra con i gruppi terroristici, che possono agevolare le rotte verso altri Paesi e gli scambi di informazioni. Un allarme è stato lanciato -

secondo alcune fonti - dai servizi segreti tunisini che descrivono il paese come un buco nero dal quale è possibile imbarcarsi verso la Turchia per la Siria ed

altre zone di guerra e fare ritorno, passando inosservati. A questo si aggiungono i particolari legami degli estremisti con il gruppo tunisino di Ansar al-Sharia, gruppo salafita con tendenze jihadiste che dopo la caduta di Ben Ali ha acquisito un grosso seguito. A parte l'Algeria, una porta alternativa,

già da qualche anno, sono anche i Balcani, l'Albania e il Kosovo.



In tutto questo traffico gli ambienti di alcune moschee sembrano aver perso la loro peculiarità ormai da tempo, ma restano comunque situazioni delicate come quella di viale Jenner a Milano o di Ostia, sul litorale romano, con una forte presenza di egiziani e di Fratelli mussulmani reduci della primavera araba, che non professano la jihad ma che a Roma possono rappresentare la frangia più estrema dell'Islam.



Oltre a questi, centinaia di adolescenti delle terze generazioni in Italia simpatizzano per la jihad, soprattutto sui social. Nel tempo il rischio è che qualcuno varchi il confine virtuale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero