La Giordania ha lanciato raid aerei contro postazioni dell'Isis, nel terzo giorno dall'inizio dell'operazione «Martyr Muath», la rappresaglia contro lo Stato...
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Il nostro obiettivo è «annientare completamente» l'Isis, ha reso noto il ministro dell'Interno giordano Hussein al-Majali al giornale al-Rai. La Giordania fa parte della coalizione internazionale contro l'Isis, ma dopo l'uccisione di un suo pilota da parte dei miliziani, ha annunciato di volere aumentare i raid. Al-Majali ha riferito al giornale che il suo Paese stanerà i miliziani «ovunque essi si trovino».
Gli Usa valutano attacco a Mosul. I responsabili militari Usa «stanno raccogliendo più informazioni possibili di intelligence sulle difese Isis a Mosul per decidere se raccomandare l'invio di truppe sul terreno per coadiuvare l'esercito iracheno nella riconquista» della "capitale del Califfato": lo affermano responsabili dello Us Central Command alla Cnn.
La «prima mossa» dell'offensiva a Mosul degli iracheni «è prevista ad aprile», scrive la Cnn. «L'Isis sta continuando a rinforzare le sue difese in città: se cresceranno significativamente, le forze irachene potrebbero aver bisogno dell'aiuto americano per individuare i bersagli militari da colpire», spiega il responsabile coperto da anonimato affermando che a quel punto l'esercito Usa potrebbe raccomandare alla Casa Bianca e al Pentagono di inviare truppe sul campo.
«Stiamo verificando che i membri dell'Isis cercano di proteggere le proprie famiglie mandandole fuori da Mosul», mentre i raid della Coalizione «hanno l'obiettivo di tagliare le linee di rifornimento».
Egitto, uccisi altri 35 jihadisti. Dopo gli almeno 25 di ieri, le forze di sicurezza egiziane hanno ucciso stamattina altri 35 «terroristi» islamici nel Sinai settentrionale. Lo si è appreso da fonti di sicurezza nella penisola. Nell'operazione sono state sequestrate 30 vetture, un' importante quantità d'armi ed è stato distrutto un «centro di comunicazione» dei jihadisti. Si tratta di un inasprimento della reazione dell'esercito egiziano a un attacco con almeno 32 morti subito dalle sue forze dieci giorni fa da parte di una branca egiziana dell'Isis.
El Pais: «Jihadisti in Europa nascosti tra migranti». I combattenti jihadisti dell'Isis si «nascondono» tra i migranti per entrare in Spagna e in Europa usando le rotte del traffico di esseri umani. Lo scrive il quotidiano spagnolo El Pais che rende noto di un'informativa elaborata lo scorso anno prima degli attentati a Parigi da parte della polizia spagnola. Il documento fotografa «la minaccia» con un dato: si stima che siano tra «i 30 e i 100mila i miliziani dall'Europa» che combattono con l'Isis, sebbene altre informazioni abbassino la cifra a 4.000.
Il documento segnala le tre principali rotte del traffico: una africana, una sudamericana ed una europea. La mafia del traffico degli esseri umani - prosegue El Pais - utilizza infatti il suolo spagnolo come piattaforma per far giungere i jihadisti nei Paesi dell'Europa centrale. La prima rotta - quella africana - viene impiegata principalmente dai siriani di etnia curda. Si trasferiscono a Melilla e raggiungono la Spagna per poi dirigersi verso la Germania e la Francia, oppure partono dalla Mauritania per imbarcarsi in direzione delle isola Canarie e da lì verso la penisola iberica. La rotta sudamericana viene privilegiata da immigrati provenienti dalla Siria e dall'Iraq che passando attraverso la Turchia e la Grecia si dirigono poi in Brasile, Perù, Venezuela e Colombia. Successivamente migrano verso la Spagna ed infine in Europa centrale. La rotta europea infine viene usata dai pachistani e dagli afghani.
Arrivano in Spagna facendo scali in alcuni Paesi europei come Germania ed Italia. Ma la loro meta finale è il Regno Unito. I combattenti stranieri che rientrano in Europa - la maggioranza con esperienza in armi ed esplosivi - costituiscono una delle principali preoccupazioni per i governo dei Paesi europei. Il loro «rientro in Europa, dopo avere combattuto tra le fila dell'Isis in Siria ed in Iraq, viene reso possibile grazie ai documenti falsi che queste organizzazioni forniscono loro». L'informativa aggiunge che il profitto per queste organizzazioni è «incalcolabile» ed è «superiore al traffico di cocaina», considerato il fatto che ogni migrante paga tra i 6 e i 10 mila euro per ogni viaggio. La nota aggiunge poi che una parte di queste attività serve anche per finanziare lo Stato Islamico. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero