Isis, cinque presunte spie decapitate a Raqqa: i familiari costretti ad assistere alle esecuzioni

Isis, cinque presunte spie decapitate a Raqqa: i familiari costretti ad assistere alle esecuzioni
Costretti a essere testimoni dell'orrore che si accaniva sui propri cari: cinque famiglie sono state obbligate dallo Stato Islamico ad assistere alla decapitazione di alcuni...

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Costretti a essere testimoni dell'orrore che si accaniva sui propri cari: cinque famiglie sono state obbligate dallo Stato Islamico ad assistere alla decapitazione di alcuni loro parenti, accusati di essere spie. 


«Sabato la polizia dell'Isis ha arrestato cinque giovani nella città di Tabqa – ha raccontato una fonte locale all'agenzia Ahlulbayt – I prigionieri sono stati condotti davanti ai giudici incaricati di applicare la Sharia che li hanno condannati a morte dopo averli accusati di essere spie e di aver fornito informazioni alle truppe dell'YPG (l'Unità di protezione popolare, ndr). Domenica sono stati decapitati in pubblico in una piazza di Raqqa: i familiari delle vittime sono stati condotti ad assistere alle esecuzioni».

Raqqa resta la Capitale dello Stato Islamico nonostante vasti territori a nord della città siano stati liberati. E mentre continuano le esecuzioni, i jihadisti, dopo due anni, hanno provato a battere moneta proprio nella città: lo affermano fonti di Raqqa che sui social network hanno diffuso immagini del nuovo dinaro d'oro e di bronzo. Le fonti affermano che il «dinaro d'oro è quotato sul mercato locale pari a 190 dollari americani».

L'Isis aveva già annunciato nel 2014 l'introduzione di una moneta che sostituisse il dollaro americano e la lira siriana, ma la valuta non era mai entrata veramente in uso. Adesso l'Isis riprova, almeno a Raqqa, e l'annuncio è stato fatto in occasione della fine del mese islamico di Ramadan. Le fonti non precisano in quali transazioni sia ora usato il dinaro e discordano sul fatto che la nuova moneta sia usata anche a Dayr az Zor, l'altra principale città siriana in mano al Califfato.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero