Isis, falsi certificati medici per non andare in combattimento: così i jihadisti evitano la prima linea

Isis, falsi certificati medici per non andare in combattimento: così i jihadisti evitano la prima linea
Falsi certificati medici per evitare i combattimenti. Con i problemi militari, le perdite di territorio e le ristrettezze finanziare, i jihadisti dello Stato Islamico stanno...

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Falsi certificati medici per evitare i combattimenti. Con i problemi militari, le perdite di territorio e le ristrettezze finanziare, i jihadisti dello Stato Islamico stanno tentando il tutto per tutto per non scendere in prima linea.


È quanto emerge da un rapporto del Combating Terrorism Center (CTC), in cui si sottolinea come molti militanti, ormai disillusi, si rivolgano ai medici per farsi stilare falsi certificati medici.
«Le carenze di personale sono state evidenziate anche da un documento dello Stato islamico che è emerso lo scorso anno – si legge nel rapporto – Il dossier, rilasciato nella provincia di Deir ez-Zor, nella Siria orientale, indica che un certo numero di membri dello Stato Islamico aveva cercato di ottenere referti medici falsi al fine di evitare il combattimento. I problemi finanziari dello Stato Islamico si sovrappongono a quelli di coesione interna dell'organizzazione terroristica».

Problemi finanziari e di personale confermati anche da uno studio del ricercatore britannico Aymenn Jawad al Tamini che ha sviscerato i problemi dello Stato Islamico, basando la sua ricerca su una serie di documenti sequestrati all'Isis.
Secondo il suo dossier, lo Stato Islamico starebbe vivendo un periodo di “vacche magre” a causa della mancanza di combattenti durante le battaglie decisive. Lo studio mette in evidenza come in diverse occasioni sia in aumento il numero di jihadisti che, per evitare di combattere, ha dichiarato di essere malato. Ma le complicazioni riguarderebbero anche l'affluenza delle reclute straniere resa sempre più complicata dalla stretta sorveglianza messa in atto dai Paesi dai quali i potenziali combattenti si mettevano in viaggio verso il Califfato.


Nello studio, inoltre, vengono sottolineati i problemi economici dell'Isis, in difficoltà soprattutto con il pagamento dei salari. Secondo al Tamini, infatti, le cifre fino a mille dollari diffuse in passato sarebbero solo un miraggio per un jihadista: prendendo come caso un miliziano sposato e con prole, il suo stipendio si aggirerebbe intorno ai 360 dollari. Partendo da salario base di 50 dollari, il combattente del Califfato ne riceve altri 50 per ognuna delle due mogli, ai quali se ne devono aggiungere 35 per ognuno dei sei figli (sotto i 15 anni). Ancora 50 dollari per ognuna delle “schiave” a sua disposizione. Partendo, dunque, da queste cifre calcolate per un jihadista sposato, un miliziano single dovrà sopravvivere con cifre considerevolmente inferiori. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero