Isis, 17enne scomparso in Australia riappare in un video e minaccia il premier Abbott

Isis, 17enne scomparso in Australia riappare in un video e minaccia il premier Abbott
Era scappato di casa a giugno ed è ricomparso qualche giorno fa su youtube in un video dell’Isis. E’ la storia di Abu Khaled, questo il nuovo nome che si è scelto Abdullah...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Era scappato di casa a giugno ed è ricomparso qualche giorno fa su youtube in un video dell’Isis. E’ la storia di Abu Khaled, questo il nuovo nome che si è scelto Abdullah Elmir, un diciassettenne australiano di Bankstown. Ai genitori aveva detto “Vado a pesca”. Non è più tornato.




Nel video, intitolato “Messaggio del Mujahid 4”, il ragazzo imbraccia un fucile ed è attorniato da una folla di militanti che rispondono alle sue incitazioni. La scena dura poco meno di due minuti, l’australiano guarda in camera e si rivolge direttamente al premier Tony Abbott: "Non deporremo le armi fino a quando non raggiungeremo la vostra terra, non avremo preso la testa di ogni tiranno e la bandiera nera non svetterà su Buckingham Palace e la Casa Bianca". I parenti del ragazzo hanno fatto sapere che condannano questi comportamenti e che sono devastati per il lavaggio del cervello subito dal loro famigliare. Domenica scorsa il Ministro degli esteri Julie Bishop aveva annunciato che avrebbe inviato 200 uomini delle forze speciali in Iraq per combattere contro lo Stato Islamico. Il video di Elmir è stato pubblicato il giorno dopo quest’annuncio. “E’ un ragazzo normalissimo”, “Non ci sentiamo di giudicarlo” hanno detto via social network alla ABC gli amici di Elmir.



Sarebbero almeno 60 gli australiani che hanno preso la stessa strada di questo ragazzo. E’ solo una stima, però, delle persone che si presume siano arrivate in Iraq e in Siria per unirsi agli jihadisti. Il fenomeno ha spinto il governo a legiferare a caldo sul tema: tra i provvedimenti all’inizio c’era quello di vietare i viaggi verso specifici paesi, le “no go zones”.



Le autorità australiane hanno cominciato a settembre ad alzare il livello di allerta e i controlli per scongiurare attentati terroristici di stampo jihadista da parte di quei foreign fighters che tornano in patria dopo aver combattuto in Medio Oriente.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero