Isis, donna allatta in strada a Raqqa: mutilata e uccisa dalle miliziane di Al-Khansa

Isis, donna allatta in strada a Raqqa: mutilata e uccisa dalle miliziane di Al-Khansa
La brigata Al-Khansa, tristemente nota come la "Gestapo femminile" dell'Isis, ha colpito ancora. A Raqqa, capitale dello Stato islamico, ha ucciso una donna che...

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La brigata Al-Khansa, tristemente nota come la "Gestapo femminile" dell'Isis, ha colpito ancora. A Raqqa, capitale dello Stato islamico, ha ucciso una donna che stava allattando in strada, gesto considerato "sacrilego" dalla sharia e dalle leggi che vietano alle donne di mostrare in pubblico il proprio corpo. Come ha raccontato Aisha, una giovane fuggita da Raqqa per rifugiarsi in Turchia, e come è emerso dai social pro-Isis, le poliziotte le hanno strappato il bimbo dalle mani, l'hanno mutilata e infine l'hanno ammazzata. 


Al-Khansa è un battaglione speciale costituito da donne pagate 140 euro al mese (almeno 60 sarebbero le cittadine britanniche), istituito proprio per far rispettare le rigidissime norme del Califfato. In una città come Raqqa, dominata da un clima di terrore dove torture, lapidazioni e crocifissioni sono all'ordine del giorno, costringono le ragazze a diventare schiave del sesso e picchiano, frustano o uccidono qualunque donna infranga le regole: non sono poche quelle che sono state sepolte vive in pubblico.

L'Isis, come è noto, impone un rigido codice relativo all'abbigliamento, obbligando tutte le donne che abbiano superato l'età della pubertà a indossare due abiti per nascondere le forme del corpo, guanti neri per coprire le mani e tre veli per occultare il volto in modo che non possa essere visto neanche in pieno giorno. A tutte, inoltre, è vietato uscire in pubblico o viaggiare senza essere accompagnate da un parente maschio. Nel luglio scorso, per fare un esempio, a Mosul, roccaforte irachena del gruppo terroristico, una pattuglia di Al-Khansa uccise una 17enne massacrandola di botte perché aveva alzato il velo per guardare i vestiti in un negozio. Come se non bastasse, il colore del suo abito non era in linea con il nuovo codice cromatico imposto dall'Isis: nero per le donne sposate, bianco per le single, blu per le divorziate e verde per le vedove. Per le poliziotte erano motivi più che sufficienti per ammazzarla.


«Non abbiamo libertà, non possiamo neanche uscire sul balcone o guardare attraverso una finestra - ha raccontato una ex insegnante siriana a Channel 4 per il documentario "Escape from Isis" - Possono arrestarci se mettiamo un profumo o alziamo la voce, perché la voce di una donna non può essere ascoltata. Quando sono stata arrestata dalla brigata Al-Khansa mi hanno detto che i miei occhi erano visibili attraverso il velo: mi hanno frustata e torturata. Ora alcune di loro puniscono le donne mordendole: danno la possibilità di scegliere tra essere morsa o frustata». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero