Diecimila dollari per ogni corpo, in qualche caso ventimila. Le milizie dello Stato Islamico in Iraq sarebero arrivate a mettere in vendita i corpi dei curdi uccisi nella zona...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ma i riscatti chiesti per i cadaveri dei miliziani avversari, secondo gli osservatori, dicono molto di più della immediata riprovazione innescata dalla notizia nuda e cruda. Se è vero - se - che il cosiddetto Califfato è costretto a trovare soldi mettendo in vendita i cadaveri dei nemici, c'è da credere che le casse di Al-Baghdadi non siano così floride. I servizi segreti della Germania, attivissimi nel Medio Oriente nonostante la circospezione e il silenzio che li avvolge, avrebbero appreso delle richieste di riscatto dai familiari di alcuni combattenti curdi caduti nella zona di Kobane. Le cifre varierebbero, a seconda dello stato dei corpi e della riconoscibilità, tra i 10 e i 20 mila dollari.
Secondo le fonti dei servizi segreti tedeschi citati dal giornale, l'Isis, che deve l'avanzata militare dello scorso anno in Iraq anche a una grande disponibilità finanziaria, sta conoscendo un periodo di difficoltà economica. Da una parte ci sono gli attacchi aerei lanciata nel nord dell'Iraq e in Siria dalla variegata coalizione di fatto capeggiata dagli Stati Uniti, dall'altra il calo del prezzo del petrolio che ha fatto diminuire le entrate ottenute con il contrabbando del greggio dei pozzi occupati nel Kurdistan.
Un traffico che, secondo le stime fatte lo scorso anno dagli Usa, fruttava un milione di dollari al giorno all'Isis, mentre ora - stima l'intelligence tedesca - ora si parla solo di 300 mila dollari al giorno. Di fronte a questa situazione, che avrebe costretto a ridurre di un terzo le paghe dei miliziani del califfato (tra cui molti macellai sanguinari), la fonte di reddito più stabile, rimane quella dei sequestri, anche quelli lampo di comuni cittadini iracheni e siriani per i quali si chiede alle famiglie tra i 500 e mille dollari per la liberazione.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero