L'esercito iracheno e le milizie sciite filo-iraniane sostenute dalla coalizione aerea guidata dagli Stati Uniti sono entrate a Falluja, da due anni roccaforte sunnita...
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Tra il 2003 e il 2004 la città era stata teatro di sanguinose repressioni militari da parte delle forze Usa. In questi giorni invece le milizie sciite coinvolte nelle operazioni non hanno risparmiato toni provocatori nei confronti dei circa 50mila civili - sunniti - rimasti in città. E osservatori locali temono che l'eventuale conquista governativa della città possa finire per acuire la polarizzazione ideologico-politica che divide non solo l' Iraq ma tutto il Medio Oriente, e che finisce per favorire le posizioni radicali dell'Isis e dei suoi rivali. Per evitare che abitanti di Falluja possano essere giustiziati perché accusati di «collaborazionismo» con l'Isis, i leader tribali della zona hanno raggiunto un accordo per impedire «vendette» da parte dei «liberatori». Secondo il sindaco di Falluja, Sadun Shalaan, l'accordo prevede che «non ci saranno vendette e ogni sospettato (di collaborazionismo) verrà deferito alle Corti di giustizia». Da parte sua, Hadi Amiri, uno dei leader delle milizie sciite, ha detto che queste forze non entreranno in città, lasciando il compito all'esercito e alle forze tribali sunnite.
Falluja è l'ultima città dell'ovest dell' Iraq a rimanere in mano all'Isis, asserragliato nelle regioni centro-settentrionali attorno a Mosul.
Il Messaggero