Per loro la musica rischia di finire. Perché per il governo iraniano le loro non erano solo canzonette. I due membri principali della band heavy metal...
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Tara Sepehri Far, ricercatrice dello Human Rights Watch, ha confermato al MailOnline l'arresto aggiungendo che i ragazzi, adesso in attesa della data del processo, rischiano fino a sei anni di carcere o, nella peggiore della ipotesi, la pena di morte. Tutto dipende dalla decisione del giudice. Nikan e Arash potrebbero essere accusati, come è già successo ad altri musicisti in passato, di “insulto alle sacre credenze”. Il rischio maggiore è rappresentato dall'accusa di “insulto al Profeta” che viene punito con la pena di morte. «I musicisti iraniani, soprattutto quelli che suonano musica occidentale non classica – ha detto Sepehri Far al Daily Mail - si muovono su un campo minato a causa della forte censura. I testi e lo stile potrebbero violare le norme non scritte che i musicisti sono tenuti a rispettare dalle varie autorità».
Sui social intanto sta montando la preoccupazione per i due ragazzi, mentre le persone vicine ai due musicisti hanno coniato l'hashtag #freeconfess per dare loro sostegno.
Trev McKendry, l'amministratore delegato del sito per appassionati di heavy metal Metal Nation Radio, ha pubblicato un messaggio ricevuto da un amico dei due ragazzi che ha preferito rimanere anonimo per paura di ritorsioni: secondo la sua testimonianza, i due potrebbero essere accusati di blasfemia, propaganda contro il sistema, aver formato una band illegale e un'etichetta indipendente underground che promuove musica considerata satanica, scrivere canzoni contro la religione con testi atei, anarchici e politici e aver rilasciato interviste a emittenti radio straniere. «Adesso - si legge alla fine del messaggio - i ragazzi stanno lavorando con i loro avvocati e sono in attesa delle date del processo».
Le repressioni in Iran. Nonostante la forte pressione da parte della comunità internazionale e delle associazioni per i diritti umani, l'Iran continua a essere il teatro di centinaia di esecuzioni pubbliche ogni anno. La repressione è garantita dal lavoro della Guardia Rivoluzionaria, un ramo militare dello Stato che impone le rigide regole islamiche, soffocando, tra l'altro, il lavoro di artisti e musicisti che potrebbero opporsi alla leadership del Paese.
L'arresto dei due membri dei Confess corrisponde, temporalmente, a una delle più grandi repressioni interne della Guardia svolte negli ultimi 5 anni: a novembre più di 170 persone, tra cui cinque giornalisti di Teheran, sono state arrestate. Hadi Ghaemi, direttore esecutivo della Campagna internazionale per i diritti umani in Iran, ha descritto gli arresti come «rapimenti, visto che la magistratura dice di non saperne nulla. Le persone vengono trasferite in siti sconosciuti, senza controllo da parte della magistratura: questo significa che la Guardia sta arrestando persone senza mandato giudiziario». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero