ROMA - Lo Ior, la banca vaticana dai mille segreti, non poteva né ha mai potuto fare attività bancaria in Italia perché priva delle autorizzazioni necessarie e previste persino...
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La valutazione sulle attività della banca vaticana, però, è così drastica da aver convinto i magistrati italiani ad inviare una rogatoria internazionale in Germania, dove tre banche tedesche continuano ad operare coi soldi dello Ior. Sulla base delle indagini italiane, le autorità tedesche potrebbero avviare indagini anche nel loro paese, speculari a quelle di Piazzale Clodio.
I CONTI
Il punto nodale potrebbe essere lo stesso a cui sono arrivati i pm Stefano Fava e Stefano Pesci, anche sulla base delle attività di verifica provenienti da Bankitalia e dal Nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza: nel raccogliere soldi di laici e chierici, depositarli sulle banche italiane e straniere tutti insieme (consentendo in alcuni casi che si confondessero i fili delle provenienze di ciascuna linea di credito, tanto che alcuni ne hanno approfittato per riciclare denaro illecito) hanno violato il principio che vuole che chi fa banca debba essere autorizzato dallo Stato. In seguito all'indagine romana, quasi tutte le banche italiane che ospitavano conti Ior hanno chiuso i rapporti con il Vaticano. Solo Banca del Fucino ospita ancora i conti dei chierici, su versamenti provenienti da Deutsche Bank, ma la capacità di bonifico è stata ridotta da 5 milioni a 500mila euro per singolo versamento. Per il resto, i soldi vaticani viaggiano su conti esteri, in particolare presso le tre banche tedesche.
IL RICICLAGGIO
Restano in fase di indagine i fascicoli sui singoli episodi di riciclaggio. Due quelli già noti: l'inchiesta per ricettazione che ha coinvolto l'arcivescovo di Siena Gaetano Bonicelli e l'imprenditore Gaetano Morzenti, poi don Evaldo Biasini, noto alle cronache come “don bancomat” e finito nell'inchiesta sul G8. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero