Padova, entra in sala per l'intervento al cuore e non si risveglia più: morto a 29 anni

Riccardo Turrin con la moglie
VIGONZA - Gravi complicazioni dopo l'intervento al cuore. Riccardo Turrin, 29 anni, di Codiverno di Vigonza, è stato dichiarato clinicamente morto. Lunedì...

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VIGONZA - Gravi complicazioni dopo l'intervento al cuore. Riccardo Turrin, 29 anni, di Codiverno di Vigonza, è stato dichiarato clinicamente morto. Lunedì prima di entrare in sala operatoria all'ospedale di Padova, Riccardo aveva salutato l'amatissima moglie Deborah Gallinaro, 26 anni, e tutta la sua famiglia dandosi appuntamento a quando si sarebbe risvegliato.

Pensava che quell'intervento al cuore l'avrebbe curato e fatto guarire, ma invece Riccardo non ha superato la difficile prova e ieri mattina è stato dichiarato clinicamente morto. «Mio marito è nato con una cardiopatia congenita - racconta la moglie - e già da bambino era stato operato. Da maggio era in lista per un intervento al cuore che seppur lungo non doveva creare problemi e lunedì è stato operato. Ci siamo salutati e aspettavo che si risvegliasse».
Purtroppo nei giorni seguenti sono sorte complicazioni tanto che i medici sabato hanno dovuto amputargli una gamba perchè il sangue non circolava più e l'hanno poi sottoposto e diverse trasfusioni.
Ieri mattina la sua situazione si è ulteriormente aggravata. «Ieri ci hanno detto che Riccardo è clinicamente morto. Non c'è l'ufficialità, ma è chiaro che speranze ormai non ce ne sono più, ed è stato staccato dalle macchine. Viviamo ore terribili aspettando una telefonata che non vorremmo ricevere».
Riccardo e Deborah si sono sposati nel 2011, dopo anni di fidanzamento: un amore, il loro, nato da ragazzini, lei 14 e lui 17 anni, e l'unico della loro vita. Per i suoceri, Pierina e Stefano, Riccardo era come un figlio e avevano per lui un amore sconfinato, sopratutto da quando il giovane aveva perso la madre per una malattia, un mese dopo il matrimonio. Dolore immenso anche nelle parole del cognato Patrick: «Penso che oggi ho perso una parte di me; un un socio, un fratello, un migliore amico, un cognato. Ne abbiamo passate un sacco insieme; mi mancherà tutto di te. Mi domando come farò senza di te perchè mi pare di aver perso tutto. Ti voglio bene socio, tuo fratello per sempre».

Riccardo Turrin lavorava alla Zeta Due, giocava a calcetto in una squadra amatoriale. La notizia della morte clinica di Riccardo è rimbalzata in paese, tra gli amici e conoscenti che aspettavano di poterlo rivedere e di fargli visita in ospedale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero