Intercettazioni, Di Maio attacca: decreto salva-politici

Intercettazioni, Di Maio attacca: decreto salva-politici
Il decreto sulle intercettazioni «è un modo per salvare una classe politica dai vari processi. Non c'era riuscito Berlusconi, c'è riuscito il...

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Il decreto sulle intercettazioni «è un modo per salvare una classe politica dai vari processi. Non c'era riuscito Berlusconi, c'è riuscito il centrosinistra facendo un favore a Berlusconi. Quindi, chi vota Pd o Forza Italia vota la stessa cosa, la stessa idea di Paese». Lo ha detto il candidato premier dei 5 Stelle, Luigi Di Maio.


Secondo il leader 5 stelle «i cittadini non avranno alcun vantaggio dal decreto sulle intercettazioni». «Questa legislatura - ha aggiunto - si chiude con la mancata abolizione dei vitalizi, con un provvedimento che serve a salvare i politici dalle intercettazioni telefoniche e con un intervento militare. Finisce come è iniziata: con una forza politica al governo insieme a tanti altri partitini che provano a difendere i loro interessi. È questo che noi vogliamo fermare. Questa è una legislatura che nel 2018 ci regalerà 956 euro di tasse in più. Questo modo di governare fa aumentare le tasse perché continuano a fregarsene dei cittadini e a occuparsi dei fatti loro».

«Chi vota Pd o Forza Italia vota la stessa cosa, la stessa idea di Paese. Il loro programma - ha detto - serve solo una classe politica dai problemi in cui è finita e l'1 per cento della popolazione che detiene il 25 per cento della ricchezza nazionale, che non sono i ricchi ma una élite di privilegiati perché essere ricchi non è una colpa». «Noi - ha concluso - vogliamo governare per l'altro 99 per cento degli italiani per migliorare la loro qualità di vita con servizi, più tutela dell'ambiente, meno tasse meno leggi e più politiche per chi fa figli».

«Diritti della difesa a rischio e dubbi sulla costituzionalità» per Francesco Nitto Palma, per Clemente Mastella un impianto appena «discreto», mentre parla di «un problema etico che la legge non risolverà», Roberto Castelli. Raggiunti dall'AdnKronos tre ex ministri della Giustizia non nascondono critiche alle nuove norme sulle intercettazioni.

Per Francesco Nitto Palma, titolare della Giustizia nel 2011, alcuni punti della nuova legge sono criticabili: siamo di fronte a «una forte compressione del diritto di difesa», sottolinea, aggiungendo come ci siano rischi di «incostituzionalità per la norma che prevede l'uso del trojan per i reati contro la pubblica amministrazione».

Un caso in cui mi pare chiaro che «siamo fuori delega» dice ancora, riferendosi alla possibilità di utilizzare, nei dispositivi elettronici portatili, quali smartphone e tablet, "virus-spia" per le registrazioni anche in ambito domiciliare.

«Un testo equilibrato, che tenendo in debito conto gli aggiustamenti suggeriti nei pareri parlamentari assicura un ragionevole bilanciamento tra efficacia investigativa, diritto di difesa, interesse alla privacy e diritto di cronaca», dice invece Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera.

«È un provvedimento, è importante sottolinearlo, che non indebolisce le intercettazioni come strumento di indagine né 'imbavaglià la stampa, ma vuole semplicemente impedire - osserva Ferranti - che durante la fase delle indagini siano diffuse notizie che nulla hanno a che fare con i processi. Sono anzi convinta che il decreto alla fine contribuirà a migliorare la qualità dell'informazione responsabilizzando tutti gli operatori».


«Con questa riforma si vuole tutelare la privacy delle persone note. Ma la moglie di Cesare dev'essere al di sopra di ogni sospetto». Lo ha detto Raffaele Lorusso, segretario della Fnsi, ospite di Italia sotto inchiesta, in onda su Rai radio 1. «Cosa c'entra la moglie di Cesare?» gli ha replicato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, evidenziando che sui giornali in questi anni «è finita tanta gente».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero