Intercettazioni al via: prime polemiche

Intercettazioni al via: prime polemiche
Dopo trattative e aggiustamenti, arriva il giorno dell'approvazione. La riforma delle intercettazioni sarà legge. Ma le polemiche serpeggiano. E se da parte dei...

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Dopo trattative e aggiustamenti, arriva il giorno dell'approvazione. La riforma delle intercettazioni sarà legge. Ma le polemiche serpeggiano. E se da parte dei penalisti arrivano critiche durissime, neppure l'Anm si dice soddisfatta. «Non una bocciatura, ma nemmeno una condivisione entusiastica», sintetizza il presidente Eugenio Albamonte, che punta il dito sui poteri concessi alla polizia giudiziaria.


Per i legali, anche quella che sembrava una maggiore tutela, ossia il divieto di trascrizione dei colloqui tra difensori e indagati, è una violazione del diritto di difesa. Poi c'è il nodo delle conversazioni non trascritte, con la necessità per i penalisti di ascoltare e la consegna del materiale audio solo con l'autorizzazione del giudice. Mentre per la legge ottenere una copia dell'ordinanza sarà un diritto dei giornalisti, ma solo dal 2019.

LA POLIZIA GIUDIZIARIA
Nelle ordinanze di custodia cautelare i giudici riporteranno solo le conversazioni fondamentali, indispensabili per giustificare le misure. Le persone non indagate non potranno essere coinvolte e citate. Sarà la polizia giudiziaria delegata dalle procure a fare un primo esame dei colloqui intercettati, escludendo quelli irrilevanti per l'inchiesta, che non saranno trascritti. Gli atti saranno tutti custoditi nell'ufficio del pm. In una fase successiva, i legali avranno la possibilità di ascoltare gli audio esclusi, e chiedere che vengano recuperati. Sarà poi il gip a decidere in base alle richieste dei legali, non in una vera e propria udienza, ma in camera di consiglio. Per Albamonte, che parla di «uno strapotere della polizia giudiziaria nella selezione delle intercettazioni», il rischio è troppo alto, anche alla luce di quanto appena successo nell'inchiesta Consip: «È paradossale che, avendo vissuto da poco il trauma di intercettazioni mal trascritte e gli echi politici e istituzionali che ne sono derivati, si creino le condizioni per ulteriori errori che, diversamente dalla vicenda a cui faccio riferimento, non saranno verificabili ex post». Il riferimento è a quella frase pronunciata dall'ex parlamentare Italo Bocchino e attribuita invece dal capitano del Noe Gianpaolo Scafarto ad Alfredo Romeo, come prova di un incontro tra l'imprenditore e Tiziano Renzi, padre del segretario del Pd.

DIFENSORI E INDAGATI

Per i legali, uno dei nodi riguarda i colloqui con gli indagati. Perché, se da una parte la legge prevede che non possano essere trascritti, dall'altra ne consente l'ascolto alla polizia giudiziaria, circostanza che per i penalisti viola il diritto di difesa. Anche la modalità di accesso agli atti non convince i legali. La mancata consegna agli avvocati, in automatico, di tutti i documenti, compreso il materiale non trascritto, impone un lavoro supplementare, perché sarà necessario l'ascolto degli audio esclusi dalla pg prima di chiedere al gip l'autorizzazione di una copia. Una scelta che, secondo i penalisti, manifesta un'attribuzione di responsabilità proprio ai difensori per la diffusione delle intercettazioni sui giornali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero