Insegnante picchia a sangue quattro bambini con un libro: uno ricoverato con il cranio fratturato

Insegnante picchia a sangue quattro bambini con un libro: uno ricoverato con il cranio fratturato
Li hanno trovati in una pozza di sangue. Piangevano in un angolo, rannicchiati e tremanti e avevano i volti tumefatti. Quattro bambini sono stati picchiati violentemente con un...

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Li hanno trovati in una pozza di sangue. Piangevano in un angolo, rannicchiati e tremanti e avevano i volti tumefatti. Quattro bambini sono stati picchiati violentemente con un libro da Lei Mingxing, un insegnante d'arte in una scuola di Ankang nella provincia dello Shaanxi, in Cina.




I bambini terrorizzati, il più grande dei quali ha 7 anni, sono stati trasportati in ospedale: uno di loro è stato malmenato talmente forte che ha il cranio fratturato.



«È assolutamente scioccante. Camminavo nel corridoio e ho sentito piangere – ha dichiarato il dirigente scolastico Wang Qin – Ho aperto la porta e ho visto i bimbi sul pavimento: erano impauriti e sporchi di sangue».



La scuola conta solo 22 bambini e il fatto ha lasciato sotto choc alunni, docenti e famiglie. «È sempre stato un buon insegnante. Lavora per noi da molti anni e non ha mai mostrato alcun segno di squilibrio. Siamo molto preoccupati per i bambini e parleremo con loro per capire cosa abbia potuto far scattare questa violenza inaudita» ha concluso il preside.



Per ora tutto ciò che si sa è stato reso noto dalle testimonianze dei piccoli: sono stati chiamati nell'ufficio da Lei Mingxing e dopo sono stati picchiati con un libro di testo.



La polizia cinese, intanto, ha aperto immediatamente la caccia al docente. Fin da subito ha ipotizzato che l'insegnante potesse essere fuggito in groppa alla sua motocicletta nascondendosi nel bosco fuori città. «Abbiamo circondato la radura – ha detto il capo della polizia Deng Mingshan – Ormai siamo sulle sue tracce: abbiamo trovato impronte, bottiglie di vino e i segni lasciati dai pneumatici». L'insegnante potrebbe avere le ore contate. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero