. Ma alla lista delle vittime si deve aggiungere quella dei dispersi. Sono decine, e i parenti stanno cercando di setacciare quel che rimane della costa incendiata, nella speranza di poterli trovare ancora in vita. Come nel caso di Manòlis, 72 anni, e di suo nipote Jannis, neanche 10 anni, che sono usciti di casa appena le fiamme si sono avvicinate alla zona di Ajos Andrèas. Il loro cellulare continua a squillare, a vuoto.
Quello che impressiona, sono le carcasse di macchine e motociclette abbandonate lungo la costa, come Nèos Voutsàs. La protezione civile ellenica ha dovuto estrarre decine di cadaveri, cercavano una via di fuga. «Era la loro unica possibilità, ma hanno trovato tutta la strada bloccata», ha detto uno dei soccorritori. Scene di disperazione, molti italiani sono rimasti chiusi in hotel ad Atene: «Il cielo era di fuoco» sottolinea Michele D'Ambrosio, ex sindaco di Santeramo. La Grecia ha proclamato tre giorni di lutto nazionale per ethnikì tragodìa, tragedia nazionale.
«D'estate lasciamo MIlano e viviamo a 3 km da lì - ci dice Stefano Rejec, giornalista italiano con moglie ateniese - Nea Makri, però, è sopravento. Avevamo preparato l'auto per fuggire e siato stati sul tetto per ore. Ma ogni volta che sentiamo i Canadair è come sentire gli elicotteri in Vietnam. Mati è ormai una zona residenziale con tante case con giardini e alberi e strade strette. Fosse capitato nel weekend sarebbe stata una strage: molti qui sono pendolari. Una cugina di mia moglie non risponde al telefono: sono ore d'angoscia. E' stato un incendio velocissimo».
SOCCORSI
Pronti gli aiuti dalla Ue, dalla Russia e persino dalla Turchia, storica nemica della Grecia. L'Italia ha inviato due Canadair. La regione dell'Attica ha iniziato subito a raccogliere vestiti e alimenti per chi è rimasto senza casa, appelli del centro ellenico per le donazioni di sangue. Equipe di psicologi sono già al lavoro, per stare vicino ai sopravvissuti di quello che già in molti hanno chiamano lotsunami di fuoco. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Messaggero