È stata definita più volte «una bomba sociale» la tendopoli di San Ferdinando - dove oggi un immigrato ha accoltellato un carabiniere che ha reagito...
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Una situazione di emergenza tra condizioni igienico-sanitarie disastrose ed alcune aggressioni denunciate dai lavoratori ad opera di italiani che, comunque, non avrebbe alcun legame con quanto accaduto oggi. E un'aggressione ai danni di un gruppo di extracomunitari, provocò, nel 2010, quella che è stata definita «la rivolta di Rosarno», con la cittadina della piana di Gioia Tauro teatro di scontri tra immigrati e abitanti del luogo e l'intervento in massa delle forze dell'ordine, con feriti, arresti e denunce.
Dopo quei fatti, un vecchio stabile abbandonato e usato come rifugio dai lavoratori, fu abbattuto e a San Ferdinando, a pochi chilometri, è sorta la tendopoli allestita dalla protezione civile ai cui margini sono spuntate numerose baracche costruite dagli stessi extracomunitari che cercano rifugio anche in edifici abbandonati ed in casolari isolati. Nel periodo clou della raccolta, nell'area industriale di San Ferdinando, sparsi tra le varie strutture, sono arrivati a vivere anche 2.500 giovani. A parlare di «bomba sociale» era stato anche il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio nel corso di una visita alla tendopoli compiuta nel gennaio scorso.
Oliverio, nell'occasione, aveva annunciato di avere chiesto un intervento diretto del ministro dell'Interno Angelino Alfano. Per superare la situazione di San Ferdinando, la Prefettura di Reggio Calabria aveva siglato un protocollo con organismi umanitari (Caritas, Croce rossa, Emergency, Medu), la Provincia, la Protezione civile regionale e le forze dell'ordine che prevedeva interventi di messa in sicurezza e di bonifica del territorio circostante in attesa di provvedimenti amministrativi per l'integrazione dei lavoratori nel tessuto abitativo della Piana di Gioia Tauro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero