Giornata di silenzio e frenetiche trattative telefoniche tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini per non archiviare un'intesa che i due tengono calda da settimane. Ancora un giorno...
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LO SPAZIO
I due ieri hanno ripreso a parlarsi - anche tramite Giancarlo Giorgetti - con l'obiettivo di tenere ancora in vita un'ipotesi che per Di Maio resta l'unica per tentare di portare se stesso, e una pattuglia di fedelissimi, al governo. Per Salvini il rischio di ritrovarsi a trattare per un possibile governo con un interlocutore, Roberto Fico, che su molti temi considera ancora esistente una differenza tra destra e sinistra. Il tentativo in atto da ieri è quello di spingere il Quirinale a dare a Fico un mandato ampio che - oltre a verificare gli spazi per un eventuale accordo M5S-Pd - possa ancora esplorare le possibilità di un accordo dei grillini con il centrodestra.
Malgrado ieri da via Bellerio c'era chi accreditava l'ipotesi di un'intesa «quasi fatta» facendo anche circolare ipotesi di Luca Zaia come possibile premier, i problemi tra Lega e M5S restano. Salvini, malgrado l'irritazione per le intemerate del Cavaliere, continua infatti a sostenere la necessità di una maggioranza da costruire con tutto il centrodestra sapendo anche che dovrebbe chiedere a Di Maio di rinunciare a palazzo Chigi. Le posizioni tra i due restano politicamente distanti ma ad unirli è la volontà di restare protagonisti di questa lunga fase. Di Maio teme la concorrenza di Fico e le sponde che il presidente della Camera ha a sinistra. Salvini - che potrebbe persino non essere nelle consultazioni di Fico se finalizzate a verificare solo una eventuale maggioranza M5S-Pd - ha tutto l'interesse ad evitare che l'incarico esplorativo al presidente della Camera si trasformi in un cambio di interlocutore nei 5S e nella perdita di un socio che sinora si è rivelato decisivo nel gioco degli annunci.
I SEGNALI
Inoltre tutti e due temono che un mandato circoscritto non solo ufficializzerebbe l'impossibilità di un'intesa M5S-Lega, ma potrebbe dare più forza al tentativo di Fico con il Pd. Inoltre - sempre secondo i ragionamenti che si fanno a via Bellerio - spuntare dal Quirinale un incarico esplorativo largo, e quindi non limitato a consultazioni con Pd e Leu, impedirebbe a Fico di trasformare la sua esplorazione in qualcosa di più. Un'eventualità accentuata dai segnali di apertura che mostra parte del Pd.
Dal Quirinale ieri si faceva sapere che Mattarella farà le sue scelte domani mattina sulla base del report che venerdì gli ha fatto la presidente del Senato e dei possibili segnali che potrebbero emergere sino a questa sera. Difficilmente qualche generica dichiarazione basterà per cambiare le valutazioni fatte dalla presidente del Senato. In mancanza di novità affidare a Fico un mandato largo significherebbe o non fidarsi del lavoro svolto dalla seconda carica dello Stato, anche se avrebbe il vantaggio di far certificare le stesse cose da due autorità istituzionali di cui una, Fico, è anche esponente del M5S. Ma sul Colle non sono ammesse perdite di tempo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero