NEW YORK - L'urna che porta il nome di Sneha Anne Philip è seppellita in un cimitero alla periferia di New York vicino la casa natale, e il suo nome è stato...
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ADDORMENTATA
Il marito Ron Lieberman rispettava la fase di transizione nella quale la moglie era entrata, e i due continuavano a essere una coppia. L'ultima volta che Ron l'ha vista è stata la mattina del 10 di settembre, quando lui è andato al lavoro presto, lasciandola addormentata a letto. L'ultima traccia lasciata da lei è l'acquisto di cosmetici e di tre paia di scarpe in un grande magazzino della zona il pomeriggio del 10. La commessa che l'ha servita ricorda di averla vista in compagnia di un'altra donna, ma un'immagine registrata dalla telecamera di sicurezza la mostra sola a rovistare su un banco del negozio. Poi c'è il filmato sfuocato della telecamera del suo palazzo, che mostra una donna abbigliata come lei entrare nell'atrio alle 11:30 di notte, senza i pacchetti degli acquisti in mano. Infine c'è il mistero di una telefonata in partenza dall'abitazione dei due la mattina dopo alle 5:30, diretta al cellulare di Lieberman. Quest'ultimo giura però che Sneha non era ancora tornata a casa quando lui è uscito di nuovo alle 7:30.
VICENDA GIUDIZIARIA
La sua ipotesi, accettata anche dal giudice di appello dopo un ottovolante di sentenze durato sette anni, è che la moglie sia rincasata dopo la sua partenza; che alle 8:46 abbia sentito lo schianto nel palazzo vicino, e che sia accorsa per offrire il suo aiuto alle vittime, rimanendo a sua volta uccisa. Questa versione era stata scartata in primo grado dal giudice che non era riuscito a confermare la presenza della dottoressa Philip sul teatro della tragedia. Di conseguenza la morte presunta era stata datata al 10 di settembre tre anni dopo la scomparsa, come vuole la legge. Sono stati i genitori e il fratello della donna a insistere perché la causa fosse riaperta nel gennaio del 2008. «Questo è un caso inquietante, - ha scritto il giudice che ha ribaltato il verdetto precedente - tuttavia il requisito di prove chiare e convincenti non implica l'assoluta certezza, ma piuttosto quello dell'alta probabilità». Ed è in questo limbo di alta probabilità che riposa oggi la memoria di Sneha Anne Philip, condannata a emergere al primo posto di una ricerca su Internet sui misteri dell'11 settembre.
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Il Messaggero