Il ministro Minniti: «L'Isis arruola sul web l'80 per cento del suo esercito»

In completo scuro, il ministro dell'Interno Marco Minniti
Radicalizzazione, addestramento, armi: la minaccia jihadista passa dal web. E oltre l'80 per cento dei killer del califfo nero si prepara alla guerra contro l'Occidente...

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Radicalizzazione, addestramento, armi: la minaccia jihadista passa dal web. E oltre l'80 per cento dei killer del califfo nero si prepara alla guerra contro l'Occidente davanti a un computer. La sicurezza online è un tema dominante, tanto che proprio ieri, durante l'incontro di presentazione del nuovo master sulla cybersicurezza che partirà alla fine dell'anno nell'università Luiss Guido Carli, il ministro dell'Interno Marco Minniti, ha insistito: «Siamo davanti a una minaccia particolarmente complessa, difficile da leggere, difficilissima da contrastare, che può influenzare gli elementi minimi della vita privata del singolo, ma anche impattare sulle nostre democrazie.

E' quindi sempre di più necessario costruire un'alleanza con i grandi provider internazionali, perché va governato un sistema di diritti e garanzie sapendo che tutto ciò comporta un intreccio tra la vicenda nazionale e quella sovranazionale. A cominciare dalla Stato islamico che rappresenta la prima realtà terroristica a fare del web una tra le sue armi principali. Basti pensare - ha ribadito - che è fondamentale nel processo di radicalizzazione e di conversione al fanatismo islamico, più dell'80 per cento di queste avvengono sul web che viene utilizzato anche per il reclutamento ed è in grado di trasmettere il senso dominante e la forza di una organizzazione». Ogni gesto, poi, si rinnova migliaia di volte attraverso i social o i blog, e rappresenta un forte rischio per l'emulazione.
Alla minaccia si aggiunge il danno economico. E così, dati alla mano, emerge che «il costo globale degli attacchi hacker è di 445 miliardi di dollari all'anno». E che, da qui al 2020, potrebbe raggiungere fino a tremila miliardi. Il rettore della Luiss, Paola Severino, spiega che proprio per questo investire sulla cybersicurezza vuol dire governare il mondo. Perché è fondamentale «formare esperti di sicurezza online, oggi tanto richiesti sul mercato del lavoro».

LE VIOLAZIONI
L'attacco degli hacker verso aziende, banche, istituzioni, è di una media di 130 violazioni per ogni impresa ogni anno, con oltre 2 miliardi di mail violate. Se ne è parlato a lungo ieri nella sede di Villa Blanc della Luiss dove si sono ritrovati super esperti, 007, addetti ai lavori, con in testa Minniti. Tanto che proprio dal responsabile del Viminale è arrivato l'impegno a portare la questione al prossimo G7 dei ministri dell'Interno che si terrà il 19 e 20 ottobre a Ischia. Perché - ha aggiunto - «pensare di reagire tutelando da soli un mero interesse nazionale è una partita persa. Serve anche un'alleanza strategica con il mondo accademico e industriale per una tripolarità fra Stato, università e imprese, coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni».

GLI INVESTIMENTI
I nuovi professionisti formati dall'ateneo, in partnership con Elettronica spa, dovranno, dunque, essere capaci di gestire le frodi e gli attacchi via web. «Un tema importantissimo sotto il profilo economico - ha chiarito il rettore - Tutto il mondo sta facendo enormi investimenti, a cominciare dalla Cina. La tecnologia genererà molti posti di lavoro. La sicurezza informatica, oggi, richiede un approccio integrato che unisca competenze tecniche e digitali con competenze legali, economiche, manageriali e politiche. Ci aiuterà anche fare sistema tra università, e non farci scioccamente concorrenza».

Protezione e utilizzo delle informazioni, dunque, a tutela della privacy e della sicurezza. «E infatti, basti pensare - è intervenuto nel dibattito anche Enzo Benigni, presidente di Elettronica Spa - che solo nel 2015 le informazioni caricate in Internet hanno superato come dimensione la quantità di conoscenza trasmessa dall'inizio dell'umanità fino al 2014. E che dietro a un pc molto spesso ci sono ragazzi tra i 15 e i 20 anni. In questa nuova dimensione emergono nuovi confini culturali: la giurisdizione dei dati, il diritto commerciale e le transazioni di valuta digitale. Servono quindi nuove competenze. La ricetta passa attraverso il potenziamento della multiculturalità e la maggior fruibilità delle nostre lauree tali da avere benefici immediati sull'economia e un impatto sull'occupazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero