Sergio Mattarella trascorre il week-end lavorando al tradizionale discorso che pronuncerà martedì pomeriggio al Quirinale davanti alle alte cariche istituzionali per...
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Al tempo stesso sul Colle - dopo aver assicurato una fine ordinata della legislatura e dopo aver tenuto il governo Gentiloni al riparo da crisi pericolose - si ragiona sullo scenario che può scaturire dal voto. Soprattutto nell'ipotesi che dalle urne non esca un responso tale da assicurare al Paese la necessaria governabilità. Insomma che nessuno dei partiti (a cominciare dal M5S) riesca a superare quel 40-42 per cento che gli garantirebbe la maggioranza assoluta senza alleati. In questo caso, la bussola di Mattarella non si indirizzerà necessariamente ad affidare l'incarico al partito che avrà ottenuto più voti, ma probabilmente a quello che nelle consultazioni in programma sul Colle sarà in grado di dimostrare di poter costituire un esecutivo di maggioranza con gli altri partiti. Al massimo, Mattarella potrebbe affidare al leader del partito che avrà ottenuto più voti un incarico «esplorativo». Ma poi si dovrà vedere se questo eventuale incarico sarà suscettibile di trasformarsi in una chance concreta di governabilità.
Per ottenere un incarico «pieno» il leader del partito che conquisterà più voti alle elezioni, ma non una propria maggioranza autonoma in Parlamento, dovrà dimostrare di essere nelle condizioni di poter formare una maggioranza con altri partiti. Si tratta - come è ovvio - di uno scenario tutto da verificare. Tutto dipenderà dal responso delle urne; con il rischio sempre molto concreto che il voto presenti un Parlamento frazionato e dominato dall'impasse, tale da rendere inevitabili a breve scadenza nuove elezioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero