Consip, la procura di Roma va avanti: «Sul padre di Renzi ci sono altri indizi»

Consip, la procura di Roma va avanti: «Sul padre di Renzi ci sono altri indizi»
ROMA Non basta la smentita all'intercettazione in cui si parlava di un incontro avvenuto tra Alfredo Romeo e Tiziano Renzi a fermare l'inchiesta sulle presunte pressioni...

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ROMA Non basta la smentita all'intercettazione in cui si parlava di un incontro avvenuto tra Alfredo Romeo e Tiziano Renzi a fermare l'inchiesta sulle presunte pressioni fatte dall'imprenditore napoletano, dal padre dell'ex premier e dal suo amico Carlo Russo sui vertici Consip. A piazzale Clodio fanno capire che, al di là del presunto faccia a faccia tra Romeo e Renzi senior, sono molti gli indizi che portano a Rignano sull'Arno. Anche perché, da ambienti investigativi, filtra che il padre dell'ex premier non sarebbe stato iscritto sulla base di quella conversazione trascritta nel modo sbagliato.


IL VERBALE
C'è infatti il verbale di Luigi Marroni, l'amministratore delegato di Consip che sarebbe stato vittima delle pressioni a favore di Romeo. È lui a dire prima ai pm di Napoli e quindi a quelli romani: «Ho incontrato Tiziano Renzi in diverse occasioni. In particolare, qualche mese dopo il mio insediamento in Consip, mi chiese di vederci di persona perché voleva parlarmi. Dopo qualche giorno, mi recai a Firenze e lo incontrai per strada, nella zona del Bargello. Mi disse subito che mi aveva proposto quell'incontro perché voleva chiedermi di ricevere un suo amico imprenditore, Russo, che voleva partecipare a delle gare d'appalto indette da Consip; mi disse di assecondarlo il più possibile». All'inizio, questi meeting servivano ad appoggiare un'altra società, ma lo stesso Marroni ha poi aggiunto a verbale che, nel tempo, le richieste sarebbero cambiate. A suo dire, in una seconda fase, Russo, che lui considerava diretto emissario del padre del premier, gli chiese di appoggiare un altro gruppo: quello di Alfredo Romeo. «Russo mi fece capire che avrei dovuto impegnarmi nel senso da lui prospettato, ribadendomi che io ricoprivo questo incarico grazie alla nomina che mi era stata concessa dal presidente del Consiglio Matteo Renzi», ha continuato l'ad di Consip. Dichiarazioni difficili da smontare, tanto più che lo stesso Marroni si è rifiutato di rispondere alle domande degli avvocati di Romeo, che avevano invece chiesto di sentire il dirigente, non indagato, nell'ambito delle indagini difensive.

I TESTIMONI
Se pure un incontro tra Tiziano Renzi e Alfredo Romeo potrebbe non esserci stato, d'altra parte l'imprenditore campano ne avrebbe parlato con altri testimoni. Ad esempio con Alfredo Mazzei, imprenditore a sua volta, amico di Romeo e ben inserito nell'ambiente del Pd napoletano. Mazzei si sarebbe informato proprio su Russo e papà Renzi per conto di Romeo. Qualche tempo dopo, quest'ultimo gli avrebbe riferito «che aveva incontrato Tiziano Renzi durante un pranzo o una cena organizzata in un ristorante di Roma dallo stesso Russo, precisando che di tale incontro era rimasto molto colpito: «per la spregiudicatezza dei suoi interlocutori».

C'è infine il verbale di Marco Gasparri, funzionario Consip che ha ammesso di essere stato corrotto da Romeo. Anche lui dice agli inquirenti che l'imprenditore gli parlò di aver trovato un canale che passava per «qualcuno vicino al premier» di allora. Tutti indizi che ora la procura vuole rivisitare con cura. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero