C’è il cupio dissolvi, come si sa. Ed è sempre stato una specialità molto praticata nella politica italiana (più a sinistra che a destra). Ma...
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E perfino di nobile. Fu San Paolo di Tarso, nella Lettera ai Filippesi, a coniare questo concetto. Appartiene al melodramma invece, e non si tratta di San Paolo ma di Giggino, la variante del cupio dissolvi entrata adesso in scena: il “cupio espelli”. Chiamiamolo così, maccheronicamente. Di che cosa si tratta? Della voluttà irrefrenabile di espellere tutti, dopo averli frettolosamente ingaggiati. Di Maio si sta godendo l’ebrezza, a questo punto non possiamo che definirla tale, di mandare via i suoi candidati pizzicati in qualche imbroglio da falso bonifico bancario o aderenti alla massoneria (come se tutta fosse una P2) o inquisiti per varie ragioni. Come patron Caiata, il presidente del Potenza Calcio e superstar reclutata dai 5 Stelle, protagonista di questo sketch. Giggino: «Ti espello». Caiata: «Mi sospendo». Giggino: Bravo». Caiata: «Anzi, no. Resto». E resta comunque anche il fatto che il cupio espelli è l’ultimo ritrovato dell’improvvisazione al potere.
Via tu, via tu, via tu... Il cupio espelli è la rivoluzione che mangia i suoi eroi. In ossequio di una purezza irraggiungibile, che diventa ricerca dell’assoluto e vera e propria febbre. Con però il rischio, ma è anche un piacere, di riproporre una scena mitica del cinema italiano. Quella in cui Vittorio Gassman, nell’«Audace colpo dei soliti ignoti», esclama: «M’ha rimasto solo ‘sti quattro cornuti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero