I Cappelletti: storia di una pasta così buona che ha conquistato il mondo

I Cappelletti: storia di una pasta così buona che ha conquistato il mondo
Quando di un piatto, o più in generale di una ricetta, sono in tanti a rivendicarne la paternità è buon segno. Vuol dire che ha avuto successo. E’ un...

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Quando di un piatto, o più in generale di una ricetta, sono in tanti a rivendicarne la paternità è buon segno. Vuol dire che ha avuto successo. E’ un po’ la storia dei cappelletti, un formato di pasta ripiena che si ottiene da una sfoglia di pasta all’uovo.


In Emilia Romagna non c’è città, piccolo comune o provincia che non rivendichi di aver avuto un ruolo nella loro nascita. E’ comunque il triangolo Cesena, Forlì, Ferrara l’area geografica nella quale si può far rientrare il luogo di nascita dei cappelletti. A volte i cappelletti vengono confusi con i tortellini, sono le dimensioni, la chiusura e le modalità di cottura a descriverne le differenze. I cappelletti sono più grandi, chiusi verso l'alto e serviti in brodo. Per prepararli ci vuole abilità e dita ben allenate. La tradizione vuole che vengano serviti nei giorni di festa rigorosamente in un brodo molto grasso, motivo per cui si è soliti prepararlo con il cappone (ma se non si è dei puristi irriducibili anche con la gallina va bene lo stesso).

Sul ripieno poi c’è una intera letteratura e può variare da città in città: c'è chi li riempie con la carne di pollo o con quella di manzo ma anche chi con un mix di formaggi e noci moscate.

Come hanno fatto i cappelletti a conquistare anche Roma e dintorni? E’ bene ricordare che quando un prodotto è buono riesce facilmente a conquistare tutte le tavole a prescindere dalle latitudini. C’è però una data spartiacque da evidenziare: il 1924. E’ l’anno in cui inizia la bonifica dell’Agro Pontino, un’impresa faraonica che durerà circa dodici anni. Molte delle famiglie di operai emigrate per la bonifica provenivano da Ferrara e dintorni. E se durante la settimana le maestranze lavoravano duramente, la domenica le loro fatiche venivano alleviate dai generosi piatti di cappelletti in brodo, memoria della terra natia.


Al termine della bonifica molte di queste famiglie rimasero nel sud pontino, altre si spostarono a Roma, ed ccco spiegato perchè oggi non è inusuale trovare, anche fuori dall'Emilia Romagna, mamme e nonne che preparano i cappelletti in vista dei giorni di festa.

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Il Messaggero