L'America di Trump non piace ai leader della vecchia Europa che condannano senza ambiguità, e per una volta uniti, la decisione del neopresidente di impedire...
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La «necessaria lotta al terrorismo non giustifica» una misura del genere «solo in base all'origine o al credo», ha sintetizzato la cancelliera tedesca Angela Merkel con poche, dure parole espresse attraverso il portavoce Steffen Seibert. «L'Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell'Europa», ha twittato il premier Paolo Gentiloni. Ma è stato il presidente francese Francois Hollande il primo, ieri sera, a sottolineare - in una telefonata con Trump - che «la battaglia avviata per la difesa delle nostre democrazie sarà efficace soltanto se inserita nel rispetto dei principi su cui sono fondate, in particolare l'accoglienza dei rifugiati». E a incitare l'Europa alla «fermezza» nei confronti di Trump. E mentre la 'nuova Europà tace, perfino Theresa May ci ripensa. Dopo essersi rifiutata in un primo momento di commentare - sulla scia della visita negli Usa e della 'special relationship' diventata ancora più stretta - la premier britannica, tramite il suo portavoce, ha fatto sapere che «non è d'accordo».
E qualche ora dopo ha incaricato i ministri degli Esteri Boris Johnson e dell'Interno Amber Rudd di contattare i principali collaboratori di Trump per mettere in chiaro che sulla protezione dei diritti dei cittadini britannici - molti originari dei Paesi 'incriminatì - Downing Street non intende transigere. «È divisivo e sbagliato stigmatizzare in base alla nazionalità», aveva twittato a sorpresa lo stesso Johnson dopo le parole di May.
Il Messaggero