Londra, il racconto del pugile Guido Vianello: «Ho visto accoltellare il poliziotto a dieci metri da me»

«Eravamo una quindicina e stavamo uscendo quando abbiamo assistito all'attentato da dieci metri. Abbiamo sentito un botto: era il suv che si era schiantato contro il...

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«Eravamo una quindicina e stavamo uscendo quando abbiamo assistito all'attentato da dieci metri. Abbiamo sentito un botto: era il suv che si era schiantato contro il cancello del Parlamento. La gente urlava e scappava. Non si capiva nulla. L'attentatore è entrato con due coltelli in mano e ha colpito l'agente che era disarmato ed è successivamente deceduto. Un poliziotto gli ha intimato l'alt, lui non si è fermato e ha sparato tre colpi, uno sulla gamba e due allo stomaco. Lì ho capito che dovevamo andare via. In quel momento ero congelato. Quando lo hanno atterrato ci hanno fatto entrare dentro la struttura. Se uscivamo cinque minuti prima ce lo saremmo ritrovati a un centimetro. Il destino ha voluto che uscissimo dopo». La paura ancora negli occhi, l'incredulità per quei minuti di puro terrore vissuti davanti a Westminster. Parla in maniera concitata Guido Vianello, carabiniere e campione mondiale dei pesi supermassimi, intervistato dal Messaggero.it. La squadra di pugilato italiana era al Parlamento per un incontro con la delegazione britannica quando, una volta concluso il meeting, si è diretta verso l'uscita. È stato allora che Vianello e i compagni si sono ritrovati l'attentatore a dieci metri.

 

«Il poliziotto, che era disarmato, è saltato addosso all'aggressore. Poi è caduto a terra. Poi non l'ho più guardato perché ho visto che l'uomo con i coltelli veniva verso di noi. È stata una scena terrificante. Io, i miei cinque compagni e i nostri quattro tecnici siamo sotto choc, ma stiamo bene». In tarda serata, dopo la paura, Vianello e la delegazione erano ancora dentro Westminster: «Siamo dentro il Parlamento da sei ore perché devono sentire la nostra testimonianza, ma ci stanno lasciando fermi senza alcuna indicazione e senza cibo. Sta diventando una resistenza stare qui dentro. Qui ci saranno un centinaio di persone, tra cui bambini e anziani. Ci hanno spostato in un'altra sala, ma non ci dicono nulla, solo che ci devono sentire».

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Il Messaggero