Siria, ucciso Badreddine “il fantasma”: era uno dei capi di Hezbollah

Adnan Badreddine si dispera sul poster di suo fratello Mustafa, capo di Hezbollah ucciso
La notizia è stata data da una televisione libanese: «Mustafa Badreddine, uno dei capi di Hezbollah, è stato ucciso in Siria da un raid aereo di...

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La notizia è stata data da una televisione libanese: «Mustafa Badreddine, uno dei capi di Hezbollah, è stato ucciso in Siria da un raid aereo di Israele». Dopo qualche ora di silenzio, e alcune smentite di rito, è arrivata la conferma ufficiale da parte del movimento sciita, che ha annunciato che i funerali si svolgeranno oggi alle 17.30 (le 16.30 in Italia) a Beirut.  Secondo le prime confuse ricostruzioni il 55enne sarebbe rimasto ucciso in una misteriosa esplosione nei pressi dell'aeroporto di Damasco. Non è chiaro, infatti, se si sia trattato di un missile, di un razzo sparato da un drone o di una bomba sistemata all'interno dell'edificio. Per il momento Tel Aviv non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale su questa notizia. 


IL RUOLO IN SIRIA
Da molto tempo Hezbollah, movimento storicamente sostenuto dall'Iran, partecipa attivamente alla guerra in Siria. E proprio Badreddine sarebbe stato il capo delle operazioni a sostegno del regime di Assad. Il comandante ucciso, il cui nome di battaglia era Sayyed Zul Fikar, ha attraversato gran parte della storia di Hezbollah. Nato nei sobborghi di Beirut nel 1961, risulta coinvolto in molte delle pagine nere della storia del Medio Oriente. Mustafa Badreddine era infatti uno dei cinque membri del Partito di Dio formalmente accusato di aver preso parte all'assassinio dell'ex premier libanese Rafik Hariri nel febbraio del 2005 a Beirut. Lui e altri quattro esponenti di Hezbollah erano stati chiamati alla sbarra nel processo in corso all'Aja presso il Tribunale speciale per il Libano. Nell'attentato del 14 febbraio di undici anni fa, oltre a Hariri morirono altre 21 persone, ma Hezbollah ha sempre negato ogni coinvolgimento nella strage. Nel 2012 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva annunciato sanzioni contro Badreddine e altri responsabili del movimento sciita per il loro «supporto attivo» al regime di Bashar al-Assad e per il ruolo in «attività terroristiche». Di recente Badreddine, che avrebbe preso parte a «operazioni» di Hezbollah sino dal 1982, era stato inserito insieme ad altri esponenti di Hezbollah anche nella lista nera sul terrorismo dell'Arabia Saudita. E soltanto pochi mesi fa avrebbe detto: «Tornerò dalla Siria da martire».

L'UNIVERSITA' AMERICANA
Mustafa Badreddine avrebbe anche frequentato sotto falso nome dal 2002 al 2004 la facoltà  di Scienze Politiche dell'Università Americana di Beirut. Le cronache lo descrivono come un amante della bella vita: girava a bordo di una potente Mercedes, era proprietario di una gioielleria e passava molte serate a Junieh, una città sulla costa a nord della capitale nota per la vita notturna dove possedeva anche un appartamento. Secondo i servizi segreti internazionali, nel suo telefono Badreddine aveva numeri di amici del college ma anche di importanti aziende, di guardie del corpo e di big di Hezbollah.  Badreddine è diventato ufficialmente comandante nel 2008, dopo che suo cognato Imad Mughniyeh venne ucciso in Siria da una bomba piazzata nella sua auto. Mughniyeh è considerato la mente della guerriglia Hezbollah in Libano nel 2006 durante la guerra con Israele ed era implicato anche nell'attentato alla sinagoga di Buenos Aires nel 1990, a causa del quale morirono 85 persone e oltre trecento rimasero ferite.

Badreddine è stato sempre molto bravo a non lasciare tracce ufficiali del suo passaggio. Gli investigatori delle Nazioni Unite, che volevano processarlo per una serie di crimini, non sono mai riusciti ad entrare in possesso di sue foto recenti o di documenti. Stessa cosa per conti bancari o proprietà. Che pure, secondo l'intelligence, aveva. Insomma, Badreddine era una specia di fantasma. Fino a ieri. Quando un'esplosione vicino Damasco lo ha fatto improvvisamente riemergere dalla cortina di nebbia che lo avvolgeva. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero