Oltre a #JeSuisKouachi molti sono gli hashtag che incitano all'odio e alla violenza che hanno imperversato sui social. Nei...
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Nei giorni scorsi hashtag come #KillAllMuslims and #KillAllChristians hanno fatto la loro prepotente comparsa sui social a commento delle vicende di Parigi.
Subito dopo la morte di James Foley, Isis ha lanciato #StevenheadinObamahands (la testa di Steven nelle mani di Obama) a sottolineare come fosse responsabilità del presidente Usa la decapitazione (che sarebbe avvenuta di lì a poco) dell'altro giornalista Steven Sotloff.
Più recentemente Isis ha langiato l'hashtag #SuggestAWaytoKilltheJordanianPilotPig con cui chiedeva agli utenti di twitter suggerimenti su come sarebbe dovuto essere ucciso il pilota giordano catturato.
A luglio dello scorso anno la comunità ebraica ha chiesto a Twitter di sospendere l'hashtag #HitlerWasRight (Hitler aveva ragione) che viene riproposto periodicamente. Gli hashtag antisemiti sono probabilmente i più diffusi e costanti nel loro utilizzo su twitter.
Numerosi anche i casi di #IHateJews, #IHateMuslims, così come #IHateIslam e #IHateIsrael. Le religioni, soprattutto negli ultimi mesi, sono proprio quelle maggiormente al centro della dialettiga negativa su twitter.
Lo scorso anno proprio la Francia ha chiesto il monitoraggio di tre hashatg che, nonostante non contenessero termini negativi al loro interno, sono stati usati in maniera razzista, sessista e omofobica. Tra questi i più diffusi a livello internazionale, e tutt'ora in uso, sono #AGoodJew (un buon ebreo, sempre seguito da "is a dead jew" - è un ebreo morto), #ifMySonwasGay ("se mio figlio fosse gay") e #ifMyDaughterBroughHomeaBlack ("se mia figlia portasse a casa un nero"). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero