Eredità Gucci, Patrizia Reggiani alle figlie: «Facciamo pace sul vitalizio»

Eredità Gucci, Patrizia Reggiani alle figlie: «Facciamo pace sul vitalizio»
MILANO Un certificato medico indirizzato all'Organismo di conciliazione di Maloja, in Engadina, al quale martedì spettava il primo tentativo di accordo tra le parti. Il...

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MILANO Un certificato medico indirizzato all'Organismo di conciliazione di Maloja, in Engadina, al quale martedì spettava il primo tentativo di accordo tra le parti. Il mittente è Patrizia Reggiani, vedova di Maurizio Gucci, che ha scontato ventisei anni tra carcere affidamento in prova come mandante dell'omicidio del marito. Chiusi i conti con la giustizia, Lady Gucci ha affrontato tre contenziosi civili: uno con l'anziana mamma, che ha chiesto per lei un amministratore di sostegno temendo possa sperperare il denaro di cui in futuro potrebbe entrare in possesso, due per incassare il ricco vitalizio concesso dal marito per blindare l'accordo di separazione. E la novità riguarda la causa in corso davanti ai giudici svizzeri, intentata nei confronti della madre da Alessandra e Allegra Gucci.

PROMEMORIA DI INTENTI
Il certificato medico pervenuto ai giudici dell'Engadina attesta uno stato di indisposizione di Patrizia Reggiani. Ma l'ennesimo colpo di scena nella saga per l'eredità di Maurizio Gucci è la nota di accompagnamento firmata dall'avvocato Daniele Pizzi, il legale che segue la vedova. Il legale chiede un rinvio spiegando che la signora Reggiani
«vorrebbe comparire personalmente all'udienza per trovare un accordo conciliativo con le figlie Alessandra e Allegra Gucci». La stessa documentazione è stata trasmessa all'avvocato Guido Lazzarini, che rappresenta le due sorelle figlie dell'erede della dinastia della casa di moda, freddato con tre colpi di pistola la mattina del 27 marzo 1995 nell'atrio dei suoi uffici in via Palestro a Milano. Per quell'omicidio Patrizia Reggiani ha trascorso un quarto di secolo San Vittore e ora, quasi settantenne, è definitivamente libera. E anche nullatenente, benché potenzialmente ricchissima. Gucci e la Reggiani, divorziati nel 1985, il 24 dicembre 1993 firmarono a Sankt Moritz, in Engadina, un accordo registrato come «promemoria d'intenti» in cui l'imprenditore si impegnava a corrispondere all'ex moglie 1,1 milioni di franchi svizzeri l'anno, vita natural durante. VENTIQUATTRO MILIONI DI ARRETRATI

Come ha spiegano Franco Ceccon, nominato suo tutore nel periodo della detenzione:
«La sentenza della Corte d'Appello è chiara. Il vitalizio a favore della Reggiani è previsto da un accordo fatto in Svizzera, in un momento precedente l'omicidio, e non è decaduto con esso». Oltre alla causa elvetica, infatti, c'è il fronte italiano con la sentenza della quarta sezione della corte d'Appello di Milano, depositata il 9 gennaio 2017, ultimo passaggio di un percorso giudiziario complesso. Tutto è nato dal pignoramento promosso dalla compagna di Maurizio Gucci, Paola Franchi, che chiedeva alle figlie dell'uomo quel risarcimento che le avrebbe dovuto garantire la Reggiani. Ma le figlie, negli anni della detenzione, si sono rifiutate di versare alla Franchi i soldi del vitalizio previsti dall'accordo del 1993: 1,1 milioni all'anno più 24 milioni di arretrati. La questione, di giudizio in giudizio, è arrivata in Cassazione, che ha rinviato gli atti alla corte d'Appello. Ed ecco l'affermazione del principio per cui la Reggiani a quei soldi ha diritto. «Il comportamento penalmente sanzionato di Patrizia Reggiani non ha però avuto rilievo sugli accordi con Maurizio Gucci ed è irrilevante», scrive il collegio, presieduto da Mariano Del Prete. E ancora: «Ogni altra valutazione attiene all'ambito morale e non strettamente giuridico e quindi non influenza l'interpretazione dell'accordo». Il procedimento, intanto è di nuovo tornato alla Cassazione: spetterà agli Ermellini decidere in via definitiva se Lady Gucci potrà entrare in possesso del tesoro avuto dal marito. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero