Beppe Grillo non abbandonerà il M5S e Luigi Di Maio nella battaglia per la conquista della Sicilia ma piano piano lascerà il Movimento nelle mani delle nuove giovani...
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«Due buffoni uno contro l'altro. Bisogna vedere qual è quello vero e quale quello falso» dice il comico genovese prima del suo spettacolo a Trento, prima tappa del nuovo show «Fake». Poi rincara la dose: «Non c'è concorrenza. Lui non so cosa possa fare...mi spiace anche vederlo così, una roba che c'ha più espressione Tutankhamon, agghiacciante. Non ho parole di scherno perché mi fa un pò paura». La ridiscesa in campo dell'ex premier costringe il M5s a schierare tutte le sue forze. Grillo sarà in Sicilia per tre volte in pochi giorni per sostenere Giancarlo Cancelleri: a Catania, il giorno dopo a Palermo e poi ancora lì il 3 novembre per la volata finale. «Punti di riferimento nuovi non ce ne sono più. Dovevamo essere noi, probabilmente abbiamo sbagliato qualcosa nella comunicazione. Ma siamo noi il cambiamento. Non ce ne sono altri» assicura Grillo. Dunque, «se dovessimo vincere in Sicilia sarebbe una grandissima cosa. Poi ci sarà il Lazio» e «avendo la Regione e la città di Roma potremmo anche cominciare a governare bene».
E iniziare a vedere la fine dei contrasti interni. «Secondo me questa legge elettorale ha compattato tutti». E poi, si concede, «possono fare le leggi elettorali che vogliono, alla fine c'è una croce su un simbolo. Se la gente decide, può fare tutto ciò che vuole». Un appello spassionato che finisce, tuttavia, per riaprire un solco interno. E che non sfugge al senatore «ortodosso» Nicola Morra: «Adesso dobbiamo capire se abbiamo la volontà di cambiare veramente, oppure se usiamo il continuo lamentarci come esercizio di autogiustificazione scaricando sugli altri responsabilità che sono anche nostre». Come dire, anche con il Rosatellum il M5s può vincere: se così non sarà, la responsabilità sarà del Movimento, elettori e dirigentì compresi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero