È stato uno degli "aneddoti" più raccontati (e più incredibili) fra le cronache dell'orribile tragedia di Grenfell Tower, il grattacielo...
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Una storia di cui anche Il Messaggero.it aveva dato conto riprendendo la notizia dalle testate britanniche non avendo in quei concitati momenti altre fonti a disposizione. Ora che la verità è stata accertata è nostro dovere darne conto ai nostri lettori scusandoci per l'accaduto.
Forse una leggenda metropolitana, forse il ricordo nebuloso, ma in buona fede di testimoni che a caldo, dinanzi a una scena tanto traumatica e paurosa, possono aver confuso (è successo in numerosi casi, la letteratura scientifica lo documenta) cose viste e cose sentire, fatti reali e percezioni distorte, amplificate o solo orecchiate. Sia come sia, due presunti testimoni oculari, che in quelle ore concitate avevano raccontato d'aver «visto» un bebè lanciato dal decimo o dal dodicesimo piano e salvato quasi senza un graffio, non sono stati in grado o non hanno voluto confermare a quattro mesi di distanza i loro "ricordi".
Mentre la foto pubblicata dal Sun come "prova regina del miracolo" - un uomo con un fagottino in braccio all'ombra dell'incendio - si é rivelata essere quella di un padre con suo figlio: entrambi scampati al rogo con il resto della famiglia da uno degli appartamenti ai piani bassi. L'ipotesi di un altro superstite è che a generare l'equivoco possa essere stata l'immagine di una madre che si sporgeva dalla finestra di uno dei piani poi raggiunti per tempo dai vigili del fuoco reggendo un neonato sospeso nel vuoto per farlo respirare meglio. Il parere di alcuni esperti sentiti (adesso) dalla Bbc è comunque unanime: è quasi impossibile che un bimbo lanciato da un decimo piano cada illeso, anche se "afferrato". E altrettanto inverosimile che resti incolume il "salvatore". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero