Grecia, Renzi va a Bruxelles: costruiamo l'Europa del futuro

Matteo Renzi
dal nostro inviato Alberto Gentili BRUXELLES - «Sto per andare a Bruxelles per un ennesimo dibattito sull'Europa. Ma...

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dal nostro inviato Alberto Gentili


BRUXELLES - «Sto per andare a Bruxelles per un ennesimo dibattito sull'Europa. Ma c'è un problema più grande dell'emergenza Grecia, il problema di che tipo di Europa vogliamo per il futuro». Matteo Renzi prima di lasciare il Cern di Ginevra e volare a Bruxelles ha lasciato queste parole sui taccuini dei cronisti. Il messaggio è chiaro: c'è da tenere la Grecia nell'euro, ma c'è anche da lanciare un'Unione europea rivolta alla crescita e allo sviluppo e meno al rigore contabile.



«Perché una cosa è certa, l'Europa dell'austerity ha fallito e ora si tratta di dare coraggio e un'anima all'Unione», professa il premier. Si tratta però di un discorso di lungo periodo che, se mai andrà avanti, dovrà portare a una revisione dei trattati. Roba di anni se non di lustri. Ma adesso, e con massima urgenza, c'è da evitare il default della Grecia.



La linea di Renzi è per la mediazione, ma «nel rispetto delle regole». Vale a dire: Atene deve poter ottenere un nuovo piano di salvataggio, a condizioni forse migliori di quelle bocciate dal referendum di domenica, ma deve anche fare le riforme in modo da garantire la tenuta dei conti e una crescita adeguata. La Germania e il Paesi del Nord, ma anche Spagna, Portogallo e Irlanda che hanno negli anni scorsi compiuto grossi sacrifici per ottenere gli aiuti, non vogliono infatti saperne di fare concessioni incondizionate ai greci.



«Altrimenti si affermerebbe il principio che chi è più furbo, incassa di più di quanto ottiene chi rispetta gli impegni», ha osservato Renzi. Come finirà si saprà questa sera a Bruxelles: ai capi di Stato e di governo dei 19 Paesi dell'area euro il compito di chiudere sei mesi di teatrino. Lo slogan scelto da Angela Merkel e François Hollande: solidarietà e serietà. Finora non ha funzionato. Ma questa volta ci sono in gioco i 350 miliardi che costerebbe il default di Atene. E c'è Washington che già ringhia e morde solo all'idea di vedere Berlino consegnare i greci tra le braccia di Vladimir Putin.

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Il Messaggero