In una drammatica notte per la Grecia il Parlamento di Atene ha approvato il primo pacchetto di riforme che Alexis Tsipras ha concordato a Bruxelles per evitare la Grexit. Ma il...
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«Mi assumo tutte le mie responsabilità e mi sento orgoglioso. Abbiamo combattuto per il nostro popolo una lotta molto difficile. Siamo riusciti a dare una lezione di dignità a tutto il mondo. Questa lotta un giorno darà i suoi frutti», aveva detto il premier greco Alexis Tsipras prendendo la parola in Parlamento durante il voto sull'accordo con l'Unione Europea.
E sono in molti stanotte a chiedersi ad Atene quanto ancora Tsipras riuscirà a rimanere in sella, dal momento che stanotte ha perso la sua maggioranza politica. È un accordo che non ci piace ma che siamo «obbligati» a rispettare, ha detto il premier intervenendo durante la seduta fiume del Parlamento chiamata a votare su riforma dell'Iva, indipendenza dell'ufficio di statistica, "Fiscal Council" ed eliminazione delle baby pensioni. «A Bruxelles avevo di fronte tre alternative: l'accordo, il fallimento con tutte le sue conseguenze e il piano Schaeuble» di una Grexit temporanea. E fra le tre, «ho fatto una scelta di responsabilità» e di «dignità», ha scandito Tsipras. I numeri per far approvare il piano li ha avuti.
Ma con il voto determinante delle opposizioni di Nea Dimokratia, Pasok e To Potami, che hanno votato sì come lo junior partner del suo governo, il partito di destra Anel del ministro della Difesa Kammenos, di fatto turandosi il naso. Nei discorsi è prevalso il senso di salvare il salvabile. La sconfitta "politica" per Tsipras è tutta dentro il suo partito. Ed è enorme. A nulla è valso l'aut aut che aveva lanciato nel pomeriggio ai ribelli («Senza il vostro sostegno (nel voto di stasera sarà difficile per me restare premier. O stasera siamo uniti, o domani cade il governo di sinistra»).
Le defezioni sono state tantissime e ora sarà difficile continuare l'esperienza del primo governo di estrema sinistra della storia della Ue. Almeno in queste condizioni. Prima delle drammatiche ore finali, e mentre a Bruxelles si continua a lavorare per il prestito ponte che potrebbe permettere di far riaprire le banche, il Paese aveva vissuto una giornata punteggiata da cortei, dalla serrata delle farmacie e dallo sciopero dei dipendenti pubblici (quelli più colpiti, ma anche quelli che fino al 2010 arrivavano a prendere 2mila euro al mese per un posto da donna delle pulizie al ministero delle Finanze).
Tensione alle stelle, ma pacifica.
Il Messaggero