Allarme “grassofobia”, la nuova discriminazione tra i giovani

Allarme “grassofobia”, la nuova discriminazione tra i giovani
Il ragazzino di Napoli , selvaggiamente violentato da tre giovani perché obeso, è solo l'ultima vittima della “grassofobia”. Un fenomeno somemrso, ma molto diffuso,...

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Il ragazzino di Napoli , selvaggiamente violentato da tre giovani perché obeso, è solo l'ultima vittima della “grassofobia”. Un fenomeno somemrso, ma molto diffuso, soprattutto tra i ragazzi. Una nuova forma di discriminazione che si sta facendo largo tra scherzi e aggressioni mascherato da gioco. “Innocente” dicono i protagonisti come è stato commentato il fatto di Napoli.


Il quattordicenne è stato deriso perché obeso e, intorno, nessuno ha mosso un dito come se fosse “normale” divertirsi facendo deflagrare il suo corpo. Perché sta passando questo malefico pensiero che il branco ha fatto subito proprio. «Siamo di fronte a una vera e propria “grassofobia” spiega Angela Ferracci presidente del Comitato italiano per i diritti delle persone affette da obesità e disturbi alimentari - si tratta di uno dei tanti episodi di discriminazione e bullismo basati sul peso. l'obesità è una malattia riconosciuta come tale a livello scientifico, non è una colpa e può rappresentare in molti casi una forma di disabilità».



Il caso napoletano, dunque, ha scoperchiato un fenomeno. Come scrive Francesco Baggiani, pedagogista impegnato da anni nello studio dei problemi legati al corpo, nel suo libro “P(r)eso di mira. Pregiudizio e discriminazione dell'obesità”. Parla di «bullismo lipofobico»: nel 2011 i chili di troppo rappresentavano la causa del 40,8% dei casi di vittimizzazione a scuola, nel 2013 il dato è arrivato al 94%.



«Il fenomeno - fa sapere il pedagogista - resta nei confronti delle vittime anche quando queste dimagriscono. Gli intervistati testimoniano che le vessazioni continuative a cui hanno assistito ai danni di coetanei obesi si basavano nel 92% dei casi sul fare ironia centrata sul peso, quindi sull'uso di soprannomi stigmatizzanti, sulla derisione durante le ore di educazione fisica, sull'esclusione, le minacce e le molestie». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero