Quel graffito voleva portare all’attenzione dell’opinione pubblica la condizione dei palestinesi in Cisgiordania. Per farlo, l'autore aveva scelto i colori...
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La rimozione del graffito - che era stato realizzato non distante da un ritratto di Yasser Arafat e di altri leader palestinesi - è avvenuta, secondo quanto riporta l'Associated Press, lunedì notte, poco dopo il blitz di Jarrar.
«Questa azione – ha spiegato l’artista 39enne – dimostra l’assenza di tolleranza e libertà nella società palestinese». «La gente non accetta un modo diverso di pensare», ha aggiunto, sottolineando che con quell’opera voleva in realtà evidenziare le problematiche connesse alla condizione dei palestinesi.
«Non possiamo promuovere i diritti delle persone gay», ha spiegato all’Ap uno degli autori della rimozione, Mohammed. «La presenza della bandiera dei gay nel nostro campo rifugiati rappresenta un motivo di vergogna», ha aggiunto l’avvocato 46enne Mohammed al-Amleh.
Dal punto di vista legislativo, in Cisgiordania è in vigore una legge del 1951 che vieta l’omosessualità e una analoga, del 1936, è tutt'ora applicata nella Striscia di Gaza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero