Regeni, i genitori: «Non c'è collaborazione, il governo ritiri l'ambasciatore al Cairo»

«Sembra che ci siano dei segnali» grazie soprattutto al grande lavoro della Procura di Roma, ma «da qua a dire che c'è una reale cooperazione e...

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«Sembra che ci siano dei segnali» grazie soprattutto al grande lavoro della Procura di Roma, ma «da qua a dire che c'è una reale cooperazione e un'apertura strabiliante» da parte delle autorità egiziane «assolutamente no»: lo hanno detto i genitori di Giulio Regeni, intervenendo alla trasmissione «Carta bianca» di Bianca Berlinguer su RaiTre. Un anno fa il cadavere di Giulio Regeni veniva ritrovato al Cairo. «Si comincia a vedere una lucina in fondo al tunnel ma c'è ancora molto da fare e serve la collaborazione dell'Egitto», ha detto Claudio Regeni sottolineando che «è stato fatto molto lavoro in questo anno da parte della Procura di Roma». «Un lavoro di strategia, intelligenza, relazioni e buoni rapporti», ha aggiunto Paola Deffendi che ha detto che «il Governo italiano ci ha sostenuto».

 

La mamma di Giulio Regeni ha sottolineato «due passi del Governo italiano» a suo parere «importanti: il ritiro dell'ambasciatore Maurizio Massari e la decisione del Parlamento di non inviare i pezzi di ricambio degli aerei F35». «Noi non possiamo fare alcuna ipotesi sulla morte di Giulio - ha detto Claudio Regeni - perchè per farle dobbiamo avere delle prove in mano». «Giulio - ha detto ancora la mamma - mi ha insegnato tante cose perchè se ci si pone in ascolto si impara e si cresce con i figli. Con Giulio ho imparato il dialogo verso il mondo. Questo - ha concluso - era proprio una cosa di Giulio». 

«L'ambasciatore italiano non deve tornare in Egitto: si darebbe un segnale di distensione che non è il caso di dare», hanno sottolineato, spiegando anche l'importanza di non inviare i pezzi di ricambio degli F35.


Il premier Gentiloni ha telefonato alla coppia questa mattina per rinnovare la vicinanza del governo ed esprimere fiducia nel lavoro della magistratura. 


«Giulio ha capito: qua è la fine per me: morire pian pian in vita. E questo è terribile»: ha detto la mamma Paola, che ha parlato anche della «paura che Giulio ha vissuto» durante le drammatiche torture «che - ha aggiunto con forza - non è la paura di una persona codarda» perchè Giulio era in Egitto «per andare incontro alle persone».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero