Giudici over 70 in pensione, un ricorso stoppa la riforma Leggi subito sul Messaggero Digital

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Nell’ingranaggio dell’imponente ricambio generazionale della magistratura deciso dal governo Renzi, un’imprevista zeppa rischia di far saltare (o nella migliore delle...

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Nell’ingranaggio dell’imponente ricambio generazionale della magistratura deciso dal governo Renzi, un’imprevista zeppa rischia di far saltare (o nella migliore delle ipotesi rallentare) l’uscita di circa 500 tra capi degli uffici giudiziari e loro vice che hanno raggiunto i 70 anni di età. Con una mossa in extremis, tre magistrati della sezione tributaria della Corte di Cassazione - Mario Cicala, Antonio Merone e Antonino Di Blasi - destinati ad andare in pensione il primo di gennaio, hanno presentato un ricorso straordinario al Capo dello Stato. Il quale, come prevede la legge, ha girato la domanda al Consiglio di Stato per il relativo parere. Il colpo di scena è arrivato l’altro giorno: la seconda sezione di Palazzo Spada, presieduta da Sergio Santoro, ha messo nero su bianco che la domanda di Cicala, ex segretario dell’Anm, deve essere accolta e per questo va sospesa l’efficacia del provvedimento con cui il Csm aveva deciso di mandarlo in pensione. Apriti cielo. Quelle sei pagine, che parlano di «imminente pregiudizio» per l’anticipata pensione, hanno creato imbarazzo (al Quirinale senz’altro, dal momento che il Capo dello Stato, destinatario del ricorso, presiede anche il Csm) e irritazione. Ministero della Giustizia e Csm impugneranno il parere in Cassazione. «E’ un provvedimento abnorme che rischia di creare il caos nel ricambio dei vertici degli uffici giudiziari - dice il vicepresidente di Palazzo dei Marescialli, Giovanni Legnini - Reagiremo per tutelare i provvedimenti adottati in forza di precise disposizioni di legge». Disposizioni, queste, volute dal governo per abbassare da 75 a 70 anni l’età pensionabile dei magistrati. Anche al dicastero di Via Arenula non nascondo «sconcerto e sorpresa»: «non si vuole pensare che il Consiglio di Stato si sia spinto fino a una disapplicazione della legge, per questo il ministero intende fare ricorso». Tale è l’intenzione di andare avanti, che ieri Orlando ha sottoscritto una serie di altri pensionamenti.


BERRUTI ALLA CONSOB
Cicala, 74 anni, con le vecchie norme, sarebbe andato in pensione a settembre del 2016 anziché il prossimo gennaio. Pochi mesi di differenza, nel suo caso. Ma anche per un solo giorno, di fatto, un’intera generazione di giudici e pm passeranno la mano. Nell’ultima infornata di 84 ”forzati” della pensione decisa dal Csm ci sono, oltre a Cicala, il pg di Torino Marcello Maddalena, il pm Raffaele Guariniello, titolare di importanti inchieste su salute e ambiente, il presidente del tribunale dei minorenni di Roma, Melita Cavallo.

In un anno il Csm ha lavorato a tambur battente. L’avvicendamento più rilevante si deciderà il prossimo 22 dicembre e riguarderà l’incarico di primo presiedente della Cassazione: tra pochi giorni andrà in pensione Giorgio Santacroce. Tra i candidati più titolati a sostituirlo figurava Giuseppe Maria Berruti, presidente della terza sezione civile e direttore del massimario della Suprema Corte. Magistrato stimato, ieri è stato nominato dal governo commissario Consob.


Al vertice della Cassazione appare dunque spianata la strada per Giovanni Canzio, presidente della Corte di Appello di Milano. L’altro ufficio di rilievo che resta da coprire dopo il pensionamento di Edmondo Bruti Liberati è la procura di Milano. Ma se ne parlerà col nuovo anno. Prima, infatti, il Csm deve sostituire i dieci posti di pg e i 12 di presidente di Corte d’appello ancora vacanti.
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Il Messaggero