I 24 anni dell'ungherese Arietta Mata, il nome del corpo dilaniato dal passaggio di un treno nell'anonima notte della provincia modenese, erano di solo un anno superiori...
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L'auto di Concas, una Renault, è stata immortalata dalle telecamere, mentre gli inquirenti hanno notato subito che accanto ad Arietta non c'era la borsetta, così come nella sua abitazione a San Damaso mancavano altri effetti personali, la cui sparizione è stata la chiave di volta del caso. Le celle telefoniche hanno fatto il resto, messe assieme al racconto delle 'colleghè della 24enne. Non a caso a lei gli inquirenti sono arrivati praticamente subito: sono stati i tatuaggi e un controllo di polizia che in passato l'aveva sorpresa sui marciapiedi del Nord Italia a consegnare la sua identità. «Sì, lei era con quell'uomo l'altra sera», la conferma delle altre prostitute della zona che ha portato il pubblico ministero Katia Marino e il vice questore aggiunto Marcello Castello, dirigente della Mobile modenese, all'abitazione del 50enne. Un uomo che tolti gli abiti da magazziniere pare avesse due vizi: i rapporti a pagamento (anche con la stessa vittima) e le slot machine. Una vita solitaria, dicono: Concas abitava da solo un appartamento a Montale, con un'unica camera. Se il delitto si è consumato per desiderio di denaro, l'ipotesi del gioco d'azzardo è una primissima, possibile, lettura. Non ha collaborato e non collabora e si trova al Sant'Anna di Modena in attesa che il gip decida del suo destino. Potrebbe averla strangolata, forse l'ha colpita violentemente per poi adagiarla sui binari nella speranza che l'acciaio cancellasse ogni prova. In attesa che l'autopsia alla medicina legale del Policlinico dia risposte, si cercano analogie con l'altro delitto, quello di più di vent'anni fa. Pare che ce ne siano, come riscontrato appena il nome di Pasquale Concas è tornato ad essere pronunciato da chi indagava sulla morte di una donna. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero