Giorgia Meloni: «Noi ci asterremo, ma temo non durerà, Matteo costretto a fare molte rinunce»

Giorgia Meloni: «Noi ci asterremo, ma temo non durerà, Matteo costretto a fare molte rinunce»
La presenza di Fratelli d'Italia nel governo che si accinge a giurare è stata in bilico soltanto per una manciata di minuti. Quelli in cui Giorgia Meloni ha incontrato...

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La presenza di Fratelli d'Italia nel governo che si accinge a giurare è stata in bilico soltanto per una manciata di minuti. Quelli in cui Giorgia Meloni ha incontrato Matteo Salvini e lui le ha spiegato che avrebbe voluto averla al suo fianco. Poi il veto del M5s ha chiuso tutte le discussioni. Alla fine la scelta è ricaduta sull'astensione.

«Abbiamo voluto favorire la nascita di questo esecutivo - spiega - perché tutte le alternative erano peggiori: o un governo tecnico che avrebbe preso zero voti in aula indebolendo le istituzioni italiane e la tenuta della Nazione, oppure votare il 29 luglio con il rischio di una enorme astensione che avrebbe reso più fragile la democrazia italiana».

Nelle scorse settimane voi però avevate annunciato il voto contrario. Non temete di apparire incoerenti?
«Di fronte a due scenari surreali e a un'aggressione con pochi precedenti da parte della speculazione finanziaria, io da brava patriota, quando tutti avevano gettato la spugna, ho dichiarato che era meglio un governo politico e che lo avremmo aiutato a nascere. Era un modo per dare un elemento di novità al presidente della Repubblica per riavviare il dialogo. Ha funzionato, quel dialogo è ripreso e oggi se l'Italia ha un governo sostenuto dal Parlamento è grazie al senso di responsabilità di FdI. Ciò non toglie che io al governo non ci entro proprio perché sono coerente con quello che ho sempre detto. Le beghe di partito a un certo punto si devono fermare, possiamo litigare fino a quando non abbiamo un nemico esterno, quando veniamo aggrediti da fuori si fa muro».
Però se non ci fosse stato il veto del M5s ora staremmo raccontando una storia diversa.
«Io non ho mai chiesto ministeri per noi. Salvini ha parlato con Di Maio di un nostro possibile ingresso perché, suppongo, riteneva così di rafforzare il fronte del centrodestra all'interno del governo. Ho paura, però, che se Salvini deve rinunciare a Savona e poi anche a Meloni, certe idee soffriranno nel nuovo governo. Se il buongiorno si vede dal mattino».

Si sente di scommettere sulla durata dell'esecutivo Conte?
«No, non me la sento, ma spero che duri. Nel senso che per il bene dell'Italia mi auguro che agisca al meglio. Le nostre proposte sono a disposizione, ci saranno i nostri emendamenti, quando arriveranno provvedimenti che condividiamo li sosterremo, quando arriveranno provvedimenti che non condividiamo, cercheremo di migliorarli e non li sosterremo».

Tutto chiarito con il Quirinale?
«Non ho cambiato idea sul capo dello Stato, sulle sue responsabilità e sul fatto che sia andato oltre le sue prerogative sulla vicenda di Paolo Savona. Però in questa fase abbiamo lavorato per l'emergenza».
Tre partiti, tre posizioni diverse rispetto a questo governo. Si può dire che il centrodestra esista ancora?
«Non so dirle se esista come coalizione, lo vedremo. Posso dire che è maggioritario come sentimento negli italiani perché dal 4 marzo abbiamo vinto tutte le elezioni e qualcosa mi dice che vinceremo anche le amministrative del 10 giugno. Quindi è un campo che va presidiato».

Un centrodestra senza Berlusconi?

«Io non parlo di partiti, ma di un sentimento. Poi, come rappresentarlo e con chi, per quello che mi riguarda, è tutto da vedere. Certo, è difficile che il centrodestra come lo abbiamo conosciuto finora lo rivedremo in futuro».
Barbara Acquaviti
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Il Messaggero