Non è mai troppo tardi per chiedere scusa. Lo sa bene il Giappone, che dopo 70 anni ha deciso di firmare un accordo di pacificazione con la Corea del Sud su una delle...
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In genere, erano ragazze giovanissime che venivano rapite, prelevate dalle loro case con la promessa che avrebbero lavorato presto in fabbrica, e invece condotte nei cosiddetti “comfort center”, dove venivano picchiate e violentate. A metà degli anni Quaranta del Novecento il loro numero era altissimo: anche se gli storici giapponesi parlano di 20mila casi, ne sono ben 410mila secondo altri esperti cinesi. La maggior parte di queste donne sono morte, altre sono diventate sterili.
Ad oggi si ha soltanto una testimonianza di queste schiave del sesso, che pubblicò qualche anno fa un libro sotto lo pseudonimo di Suzuko Shirota. Nell’agosto del 2014 54 delle superstiti sono state ricevute in udienza da Papa Francesco.
Nonostante gli sforzi compiuti nel tempo da parte delle autorità nipponiche per far passare sotto banco la vicenda, la questione è sempre rimasta aperta, anche perché molti degli uomini al potere a Tokyo sono stati restii a riconoscere a pieno gli abusi compiuti dai soldati giapponesi durante la Guerra. Oggi invece sono arrivate le scuse ufficiali, e non solo. “Il premier Shinzo Abe – ha detto il ministro degli esteri Fumio Kishida – esprime il suo rimorso per tutte coloro che come “comfort women” hanno vissuto sofferenze e subito danni psicologici e ferite fisiche”.
Il governo ha anche annunciato la creazione di un fondo di un miliardo di yen, pari a sette milioni e mezzo di euro, per risarcire queste donne. “Se il Giappone manterrà le promesse, la questione è risolta finalmente e irreversibilmente”, ha commentato il ministro sudcoreano Yuon Byung-se. Una bella notizia che apre anche un periodo di rapporti meno tesi tra i due paesi asiatici, dato che proprio la questione delle schiave del sesso era il principale scoglio da superare a livello diplomatico. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero