Pochi posti previsti e tanti pretendenti. E' tale nel Pd la confusione e il numero di "aspettative tradite" in vista delle elezioni del 4 marzo che Roberto Giachetti...
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Di questo non posso che ringraziare, di cuore e con il cuore, sia te che hai creduto in me fin dall'inizio quando davvero ci conoscevamo assai poco, che Paolo, che invece mi conosce da una vita e che per una vita mi ha sostenuto anche nelle mie battaglie a lui più estranee. Bene: sento dentro di me che quella casella (il paracadute) mi sta troppo stretta. Non corrisponde alla mia storia, alla mia cultura, al mio sentire. Il Partito Democratico sta vivendo un momento difficile, e nella nostra difficoltà si riflettono tutti i pericoli per il nostro Paese. E Marco mi ha sempre detto che è nei momenti difficili che bisogna crederci, anche rischiando. E allora no. Quel paracadute sarebbe per me un vestito sgualcito e stretto, un trapianto di pelle, un cibo avariato. Non lo voglio. Conosco bene i tantissimi problemi che abbiamo nel cercare di trovare una quadra per garantire la presentazione di liste competitive in grado di tenere insieme la conferma di chi tanto si è impegnato in questi anni per dare impulso alla ripresa che si sta manifestando e la necessità di linfa nuova. So bene che la quadra sarà comunque dolorosa perché molti di coloro che meriterebbero di entrare o essere riconfermati non ce la faranno. So bene che questo quadro diventa ancora più complicato dovendo garantire il rispetto degli accordi con i partiti con i quali abbiamo stretto alleanza. Allora penso che sia mio dovere fare l'unica cosa che potrebbe rappresentare un valore aggiunto per il centro sinistra e non la penalizzazione di un vero rinnovamento. Non voglio essere un tappo. Non sarò un tappo. Rinuncio al plurinominale. Rinuncio al paracadute. Sono in Parlamento da 17 anni e, nonostante questo, ogni volta che varco l'Aula di Montecitorio mi emoziono come un bambino. Grazie a te ho avuto un regalo immenso: fare il Vicepresidente della Camera e, grazie a te, ho avuto un incommensurabile onore: essere candidato a sindaco della mia città, la città che amo, Roma".
"E ho capito che l'unico modo per corrispondere a questi due straordinari privilegi è quello di combattere per una battaglia che appare persa in partenza. - Ma in politica non c'è nulla di perso, salvo ciò per cui non si crede e non si ha voglia di combattere.
Il Messaggero