Lo scoop sul secondo Dieselgate, quello sulle sperimentazioni dei gas di scarico di automobili tedesche su scimmie e cavie umane, è targato New York Times. E ancora una...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nel mondo globalizzato, frammentato e aperto all'ingresso sulla scena mondiale di nuovi attori asiatici, Stati Uniti e Germania sono svincolati dal legame fondato sulla storia dell'Occidente. Trump e l'America vedono nella fusione degli interessi euro-asiatici una minaccia. Le guerre, come teorizzato da un analista schietto qual è Eduard Luttwak, si combattono ormai non tra soldati ma tra funzionari e colletti bianchi. Guerre commerciali più toste di quelle con baionette o tank.
LE SANZIONI
Al 2004 risale la multa di 497 milioni di euro, sotto il commissario europeo Mario Monti, a Microsoft per abuso di posizione dominante. Al 2013 le rivelazioni sulla Merkel ascoltata dai tecnici della NSA (in seguito i tedeschi avrebbero ripagato con la stessa moneta, intercettando Kerry e la Clinton). Nell'aprile 2015 la Deutsche Bank è condannata a pagare 2.5 miliardi di dollari alle istituzioni di controllo USA, per la manipolazione dei tassi Libor e Euribor.
A settembre, sanzione da 14.7 miliardi di dollari dell'agenzia americana di protezione ambientale, EPA, alla Volkswagen per il taroccamento degli esperimenti sugli scarichi (Dieselgate n.1). Il 2015 è l'anno del caso safe harbour, porto sicuro, l'accordo che fino a allora aveva regolato i rapporti tra la UE e i colossi del web Facebook e Google. Una sentenza clamorosa della Corte di giustizia europea, forse il vero innesco del deterioramento dei rapporti tra le due coste dell'Atlantico, stabilisce che per le aziende Big Tech non è più scontata la possibilità di accumulare dati sui cittadini europei nei server americani. Botta micidiale per gli interessi economici statunitensi. A fine 2016, altra stangata da 7.7 miliardi di dollari in USA per i titoli tossici della Deutsche Bank legati ai mutui subprime. Con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca le preoccupazioni riguardo alla Germania vengono alla luce. Plasticamente. I due, Trump e Merkel, non si stringono neppure la mano nel bilaterale a Washington. Da non sottovalutare che con l'entrata in vigore dell'Euro, l'export della Germania è più che raddoppiato (da 500 a 1200 miliardi di euro) e il surplus commerciale cresciuto di 5 volte, a 252 miliardi di euro nel 2016 (di qui anche la deflazione nell'Eurozona). È pur vero che gli Stati Uniti quell'anno sono terzo partner commerciale di Berlino, con un interscambio di 165 miliardi di euro, un pelo sotto la Francia. E che i maggiori brand tedeschi, a partire dalla BMW, producono in USA.
IL CONTO
Ma i 50 miliardi di dollari di avanzo commerciale tedesco verso gli Stati Uniti fanno paura, e diventano una beffa se si aggiunge il peso delle spese militari della Nato, che gravano soprattutto su Washington. Insomma, l'attacco della Merkel a Davos, l'offensiva europea contro Bigh Tech e l'esplosione a orologeria degli scandali Diesel sempre con base in America, sono il segnale di una guerra spionistico-commerciale che spacca l'Occidente, polarizza lo scontro Washington-Berlino. E si traduce nel braccio di ferro politico su Gerusalemme, il clima, le politiche migratorie e l'Iran.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero