Gb, sfigura l'ex con l'acido e lui si sottopone all'eutanasia: condannata all'ergastolo

Gb, sfigura l'ex con l'acido e lui si sottopone all'eutanasia: condannata all'ergastolo
Berlinah Wallace, a 48 anni, non si rassegnava all'idea di perdere, dopo cinque anni di relazione, il suo fidanzato olandese 29enne che l'aveva lasciata per una donna...

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Berlinah Wallace, a 48 anni, non si rassegnava all'idea di perdere, dopo cinque anni di relazione, il suo fidanzato olandese 29enne che l'aveva lasciata per una donna molto più giovane di lei. E aveva deciso: se Mark non poteva essere suo, non sarebbe stato di nessun altra, doveva ridurlo in uno stato tale da non poter più piacere a nessuna donna. Così, approfittando di un fugace ritorno di fiamma un mese dopo la fine della loro storia, mentre lui dormiva accanto a lei nella sua casa di Bristol, in Gran Bretagna, lo ha sfigurato gettandogli addosso dell'acido solforico al 98% che lo ha lasciato paralizzato per sempre, capace di muovere solo la lingua e con ustioni talmente gravi su tutto il corpo da rendere necessaria l'amputazione della gamba sinistra.

 
Da quel giorno in poi, era il 23 settembre 2015, per Mark van Dongen la vita ha significato solo una cosa: dolore e sofferenze talmente atroci da spingerlo a implorare l'eutanasia, chiedendo al padre di aiutarlo. La libertà di morire in pace fu accordata da tre esperti che attestarono scientificamente il carattere assolutamente insopportabile e insostenibile della sua condizione. Il 3 gennaio 2017, quindici mesi dopo l'aggressione, Mark spirò in un centro specializzato in Belgio.

Berlinah, sudafricana di nascita, è stata ora condannata all'ergastolo per quello che il giudice Nicola Davies ha definito "un atto di pura malvagità": mentre Mark urlava per il dolore e si contorceva, invece di aiutarlo e chiamare i soccorsi, lei gli ripeteva come un'ossessa «Se non sei mio, non sarai di nessuna». Berlinah durante il processo ha tentato di difendersi in tutti i modi inanellando una serie di racconti che il giudice ha definito «una bugia dietro l'altra». Ha detto di aver comprato l'acido per eliminare un cattivo odore dalle fognature, ma i rilievi sul suo pc hanno accertato che nel giorno in cui lo acquistò su Amazon aveva effettuato varie ricerche su come sfigurare una persona con l'acido. Poi ha raccontato che era stato Mark a tentare di avvelenarla, scaricando su di lui la colpa della loro lite. Infine ha avuto il coraggio di sostenere che quando gli ha gettato il liquido addosso pensava si trattasse di acqua. Ma quando le è stato chiesto perché non avesse chiamato i soccorsi ha saputo solo rispondere: «Ero confusa».

Senza contare che nei giorni precedenti l'aggressione Berlinah aveva fatto diverse telefonate mute durante la notte alla nuova fidanzata di Mark, Violet Farquharson, e che lo stesso Mark aveva segnalato a colleghi e alla polizia di essere preoccupato e spaventato per possibili azioni violente della sua ex nei confronti di Violet. Non sapeva che la vittima sarebbe stato lui. Il giudice Davies, ha definito l'attacco «premeditato e sadico, un atto di pura malvagità commesso da una persona manipolativa, ossessionata dall'idea del controllo e pericolosa».


Soddisfatto per il verdetto il padre di Mark, Kees van Dongen, che non ha saltato una sola udienza del processo. «Lo avevo promesso - ha detto - Penso che se Mark fosse stato al posto mio si sarebbe comportato con la stessa dignità, perché era così che era, era la mia immagine speculare. Penso che il verdetto sia giusto, ma purtroppo in casi come questo non ci sono vincitori, ci sono solo perdenti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero