Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni in via definitiva per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Questo Il verdetto della Cassazione per l'omicidio...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata, che evidentemente era diventata, per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo 'per benè e studente 'modellò, da tutti concordemente apprezzato».
Queste le motivazioni della sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Milano, che la Cassazione oggi ha confermato, in base alle quali Stasi il 17 dicembre 2014 era stato condannato a 16 anni di carcere per l'omicidio
dell'allora sua fidanzata Chiara Poggi.
Secondo i giudici, anche se il «il movente dell'omicidio è rimasto sconosciuto», si ipotizza che la «passione» di Alberto «per la pornografia» scoperta da Chiara avrebbe potuto «provocare discussioni, anche con una
fidanzata 'di larghe vedutè» e che le «difficoltà» del loro rapporto di coppia siano alla base di quella «motivazione forte» che ha «provocato (..) il raptus omicida». Poi Stasi, secondo i giudici «dopo aver commesso il delitto (...) è riuscito con abilità e freddezza a riprendere in mano la situazione, e a fronteggiarla(...)facendo le sole cose che potesse fare, quelle di tutti i giorni: ha acceso il computer, visionato immagini e filmati porno, ha scritto la tesi, come se nulla fosse accaduto».
«Giustizia è stata fatta, finalmente - ha dichiarato la mamma di Chiara - Questa è una tragedia che ha colpito due famiglie non dobbiamo mai dimenticarlo.
L'avvocato dei Poggi ha quindi aggiunto di essere «dispiaciuto per aver sentito dire che i processi mediatici vanno ghettizzati. Gli italiani devono sapere come funziona la giustizia» ha sottolineato Tizzoni. Il riferimento è alla requisitoria del pg di Cassazione che ieri ha parlato di «una perniciosa forma di spettacolarizzazione» attraverso «i processi televisivi».
La Corte d'assise d'appello di Milano, nel determinare un anno fa la pena condivisa ora dalla Cassazione, non ha riconosciuto alcuna attenuante (neppure le «generiche»), mentre il delitto è stato qualificato come omicidio «semplice» con esclusione dell'aggravante della crudeltà che era contestata all'imputato. Senza attenuanti né aggravanti, il calcolo della pena è stato fatto partendo dalla pena-base per l'omicidio: 24 anni, che sono stati ridotti di un terzo (otto anni) essendo il processo stato definito con rito abbreviato. Risultato finale: 16 anni, quanti ne sono stati inflitti a Stasi.
La difesa di Stasi «La sentenza della Cassazione è allucinate. Non si mette una persona in carcere senza una
prova certa». È amaro il commento della difesa di Alberto Stasi condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Alberto, come aveva spiegato il suo difensore Angelo Giarda, a
questo punto si costituirà spontaneamente ma Fabio Giarda, difensore di Stasi insieme al padre Angelo, sottolinea all'uscita della Cassazione: «prendiamo atto della decisione ma Alberto andrà in carcere senza una prova
certa e con una sentenza che è completamente illogica come aveva denunciato il sostituto procuratore generale della Cassazione ieri nella sua requisitoria».
«Un percorso accidentato» l'iter giudiziario del processo Garlasco, come ha evidenziato ieri mattina lo stesso presidente del collegio Maurizio Fumo, prima che gli avvocati iniziassero a parlare. Alberto Stasi infatti è stato assolto per mancanza di prove del 2009 dal Cup del Tribunale di Vigevano. Assolto «per non aver commesso il fatto» anche nel 2011 dalla Corte d'assie d'appelo di Milano. È stata la Cassazione nell'aprile del 2013 a rimescolare le carte ordinando un nuovo processo d'appello nei confronti di Stasi per esaminare il dna su un capello trovato tra le mani della vittima e i suoi residui di dna sotto le unghie. Nel 2014 l'appello-bis ha dunque condannato Stasi a 16 anni di reclusione con il rito abbreviato. Ieri le richieste del sostituto procuratore generale della Cassazione, Oscar Cetrangolo, che ai giudici della V Sezione Penale, ha chiesto di annullare la condanna inflitta a Stasi, sia in accoglimento del suo ricorso che in accoglimento della procura di Milano che per Stasi chiede 30 anni chiedendo di applicare le aggravanti della crudeltà per l'omicidio di Chiara Poggi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero