Taormina, via al G7: profughi e terrorismo le emergenze

dal nostro inviato TAORMINA «Non sarà un confronto semplice, ma l'Italia vuole renderlo utile». Alla vigilia dell'avvio del G7 Paolo Gentiloni mette le...

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dal nostro inviato
TAORMINA
«Non sarà un confronto semplice, ma l'Italia vuole renderlo utile». Alla vigilia dell'avvio del G7 Paolo Gentiloni mette le mani avanti sui risultati del summit siciliano. La stupenda cornice offerta da Taormina rischia di non migliorare il quadro. Con quattro leader al debutto (Trump, May, Macron, Gentiloni), due con elezioni a breve (Merkel e May) e un assente (Putin), ci si può forse attendere una riunione di rodaggio, utile soprattutto per capire sino a che punto la nuova amministrazione americana crede alle istituzioni multilaterali e ai format allargati.


LA PREMESSA
Trump arriva a Taormina al termine di un lungo viaggio, il primo della sua presidenza, che lo ha portato in più capitali europee e mediorientali dove ha avuto confronti one to one. Il G7 di Taormina fornisce a Trump un format che può offrire al presidente Usa la prima occasione dove lo slogan della campagna elettorale di Trump, American First, rischia di avere punti di caduta sui temi principali in agenda.

Un primo assaggio lo si è avuto ieri al vertice Nato di Bruxelles con la rude richiesta di pagare, rivolta ai paesi che, a giudizio della Casa Bianca, non contribuiscono adeguatamente alla difesa atlantica.

Il terrorismo rappresenta un'emergenza che la cronaca recente ha esaltato. L'attentato di Manchester lega il problema della Libia a quello dei jiaidisti e dei sempre più frequenti cittadini europei radicalizzati che seguono le indicazioni di morte del califfato. L'Italia ha lavorato per mesi ad un documento dedicato solo a questo tema, ma con il passare delle ore il testo si asciuga di righe e di contenuti. Condividere valori comuni non basta e l'intesa è rallentata dallo scontro tra una visione puramente securitaria del fenomeno dell'immigrazione e una concezione che lega il problema dell'immigrazione e del terrorismo a iniziative di sviluppo che permettano di offrire un futuro alternativo alle nuove generazioni del sud e del nord Africa.

LA STRATEGIA
La risposta del G7 dovrebbe essere definita in una dichiarazione comune in quindici punti in cui si condanna Daesh, i leader si impegnano per portare la lotta al terrorismo «al livello più alto» e a dare la caccia «senza sosta» non solo ai responsabili ma anche «a chi li aiuta». Un testo ambizioso che serve a dare il messaggio di unità e impegno dei leader del G7 e nel quale si sottolinea che vinciamo solo se riusciamo a fare emergere la nostra cultura.

Matteo Renzi scelse Taormina come sede del G7 proprio per ribadire come in cima all'agenda della presidenza italiana c'è il tema dei migranti, per troppo tempo sottovalutato dalla comunità internazionale e dalla stessa parte Europa. Internazionalizzare l'emergenza siciliana significa rendere globale anche il dossier della Libia. Convincere i principali leader occidentali che si tratta di un elemento di instabilità globale e non di una crisi regionale, è obiettivo della presidenza italiana, ma malgrado le prove fornite dall'attentato di Manchester, le resistenze continuano ad essere fortissime.

LA SFIDA
Risultati modesti si attendono anche sul clima. Nonostante l'appello rivolto ieri l'altro anche da Papa Francesco, Trump temporeggia ma non molla accampando come motivo un'analisi che si starebbe facendo alla Casa Bianca sugli effetti della Cop21 sugli Usa. Un passo indietro rispetto alle posizioni tenute in campagna elettorale è complicato. Per Trump «l'accordo di Parigi - ha sostenuto il presidente Usa durante a sua permanenza a Roma - costa troppo», ma per la Francia di Macron, come per la Germania della Merkel, l'intesa resta invece la linea da non valicare perché, «dichiarazioni precipitose» rischiano di cambiare i rapporti transatlantici a tutto vantaggio di Pechino che sulle linee guida della Cop21 ha indirizzato l'economia cinese.


L'Italia lavora per evitare strappi anche sulla questione dei rapporti con Mosca. Putin anche questa volta sarà il convitato di pietra del summit e, in attesa del G20 che a luglio si terrà ad Amburgo, le divergenze emergeranno quando si parlerà di Siria e del contributo che Mosca può dare alla lotta al Daesh. Summit difficile, quindi. Spetterà a Gentiloni trovare una quadra, magari fuggendo, prima di Trump, dalle consuete liturgie diplomatiche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero