G7, le conclusioni del summit: migranti sfida globale, priorità crescita

«La crescita globale è la nostra urgente priorità». Lo afferma il G7 nel comunicato finale del vertice di Ise-Shima in Giappone sottolineando che...

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«La crescita globale è la nostra urgente priorità». Lo afferma il G7 nel comunicato finale del vertice di Ise-Shima in Giappone sottolineando che è necessario usare ogni strumento «fiscale, monetario e strutturale» per «sostenere la domanda globale» continuando gli sforzi per «mettere il debito su livelli sostenibili». «Intendiamo assicurare un livello appropriato di investimenti pubblici», prosegue la dichiarazione finale dei leader. 


«La crescita globale resta moderata e sotto il potenziale, mentre rimangono i rischi di una crescita debole», si spiega nelle conclusioni del G7. L'obiettivo dei grandi è «un modello di crescita forte, sostenibile e bilanciato». Nel documento finale si sottolinea: «Reiteriamo i nostri sforzi per utilizzare ogni strumento, di politica monetaria, fiscale e strutturale, individuale o collettiva, per sostenere la domanda globale» e «continua ogni sforzo per un percorso sostenibile per quel che riguarda il debito». Il G7 è determinato a «implementare strategie fiscali per sostenere la crescita, creare lavoro». Tra l'altro, nella sezione economica delle conclusioni, c'è un accenno alla Brexit: «L'uscita dell'Uk dalla Ue sarebbe un serio rischio per la crescita, può invertire la tendenza dei mercati globali, degli investimenti e del lavoro che questi hanno creato».

I «migranti e i rifugiati sono una sfida globale che richiede una risposta globale», si legge inoltre nelle conclusioni del G7. Bisogna «aumentare l'assistenza globale per sostenere le esigenze dei rifugiati, delle comunità che li ospitano» e cooperare con «i nostri partner, specialmente quelli in Africa, in Medio Oriente e nei paesi confinanti di origine e transito». Il G7 «incoraggia l'ammissione temporanea» e gli schemi di ricollocamento «per alleviare la pressione dei paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati».
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Il Messaggero