Sull'onda degli incidenti di Capodanno a Colonia si cominciano a diffondere a macchia d'olio in tutta Europa i divieti d'accesso nei locali pubblici nei confronti dei...
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In una città la cui amministrazione segue una politica di supporto nei confronti dei migranti, per ora sono sei le discoteche che, come riportano i media locali, hanno preso provvedimenti. «Niente più accesso ai richiedenti asilo» era il titolo dell'edizione del fine settimana del quotidiano Badische Zeitung. Un club ha deciso di emettere card speciali che consentono l'ingresso solo agli stranieri che dichiarano di «rifiutare la violenza, il sessismo e la discriminazione», mentre altri hanno per ora imposto un divieto d'accesso indiscriminato a tutti i rifugiati.
Ulrich von Kirchbach, responsabile del Welfare e dei Servizi sociali di Friburgo, si è però scagliato contro atteggiamenti di questo tipo: «Si tratta di una discriminazione. La maggior parte dei 3.000 richiedenti asilo presenti in città si comporta bene, è ovvio che qualche "pecora nera" si trova ovunque. Non si può escludere un intero gruppo di persone per le colpe di pochi».
«I titolari di questi locali hanno l'autorità per decidere chi far entrare e chi no - sottolinea inoltre la portavoce della polizia, Laura Riske - ma imporre divieti generalizzati nei confronti di tutti i profughi è contro la legge».
«Abbiamo deciso che, per ora, non permetteremo l'ingresso a chi possiede solo un permesso di soggiorno temporaneo - avevano detto la scorsa settimana i gestori del club White Rabbit - Non è stato facile prendere questa decisione, ma non ci resta altro da fare, visti i problemi che stiamo attraversando con i profughi». Il locale sta ora rilasciando card d'ingresso solo ai rifugiati che dichiarano di rifiutare violenza, discriminazione e sessismo.
Dietmar Ganzmann, gestore della discoteca El.Pi, ha invece deciso di consentire ogni sera l'ingresso a un numero limitato di rifugiati, mentre Michael Musiol, proprietario del club Jazz House, si dichiara sconfortato: «Eravamo orgogliosi di essere un club cosmopolita, ma adesso nulla potrà essere come prima. Ora le nostre intenzioni e la dura realtà sono su strade diverse». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero