Migranti, Francia e Germania si schierano: «Ora sosteniamo l'Italia»

Migranti, Francia e Germania si schierano: «Ora sosteniamo l'Italia»
ROMA L'Italia incassa l'accordo: un piano con Francia e Germania da presentare a Tallinn al vertice del 6 e 7 luglio. I lavori vanno avanti fino a tarda sera, ma la...

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ROMA L'Italia incassa l'accordo: un piano con Francia e Germania da presentare a Tallinn al vertice del 6 e 7 luglio. I lavori vanno avanti fino a tarda sera, ma la priorità del ministro Marco Minniti, che ieri a Parigi ha incontrato i colleghi tedesco e francese, Thomas de Maziére e Gerard Colomb, e il commissario europeo per gli affari interni, Dimitri Avramopoulos, viene accolta: ci sarà un nuovo regolamento per vincolare le ong, con il divieto di spingersi fino alle acque libiche, di spegnere i transponder di bordo e di lanciare segnali luminosi ai barconi. La richiesta italiana ai colleghi europei era forte del rapporto Frontex che, pochi mesi fa, aveva gettato ombre sull'operato delle organizzazioni non governative che soccorrono la maggior parte dei migranti. Ma non solo, Minniti avrebbe ottenuto anche l'appoggio dei due partner per fare pressioni sugli altri paesi Ue, in modo da sbloccare i fondi destinati alla Guardia costiera libica ed è in discussione anche la possibilità che alcune navi, dopo i soccorsi nel Mediterraneo, possano attraccare anche a Marsiglia e Barcellona. Due giorni fa, il ministro italiano, sottolineando il fatto che i nostri sono gli unici porti di arrivo, aveva dichiarato che sarebbe stato un segnale importante se anche una sola nave avesse sbarcato i naufraghi in un altro paese.


IL RISPETTO DEGLI ACCORDI
Ma Minniti chiede anche il rispetto degli accordi sulle cosiddette relocation ossia la redistribuzioe dei richiedenti asilo tra i 28 paesi. Un piano del 2015 secondo il quale l'Italia avrebbe già dovuto ricollocare 20 mila profughi, il bilancio, invece, non raggiunge neppure ottomila. All'incontro di ieri si è discusso anche dei progetti a lungo termine, come quello condiviso lo scorso maggio con il collega tedesco, che chiedeva all'Ue di inviare una missione tra Niger e Libia per bloccare le partenze. Giovedì e venerdì lo ribadirà a Tallin dove si riuniranno i ministri degli Interni di tutti e 28 i paesi Ue.
Ridurre gli sbarchi è uno degli obiettivi a cui si lavora. In questa partita le Ong sono un attore fondamentale, con una libertà di movimento che ora si vuole limitare. Le nuove regole, sotto la regia della Guardia costiera italiana, potrebbero prevedere il divieto di ingresso delle imbarcazioni delle organizzazioni non governative in acque libiche, la proibizione, per gli equipaggi, di spegnere il trasponder di bordo per la localizzazione e fare segnali luminosi. Il protocollo sulle Ong potrebbe anche prevedere di bloccare l'accesso ai porti per chi non sia in regola. Il codice, già allo studio del ministero delle Infrastrutture, prevederebbe anche trasparenza sui finanziamenti.

LA REDISTRIBUZIONE
Un altro capitolo chiave è quello della distribuzione dei migranti. L'Italia chiede all'Europa impegni certi, se gli accordi fossero rispettati, prima di settembre potrebbero essere collocati sul territorio europeo circa 12 mila migranti. Il piano voluto da Junker, riguarda solo i richiedenti asilo eritrei e siriani, un tasso medio di riconoscimento pari o superiore al 75%. Una soglia troppo alta che si chiede di rivedere.

LA LIBIA

L'Europa, però, è solo uno dei teatri di azione. «La partita fondamentale - ha dichiarato Minniti - si gioca in Libia», «paese di transito» da cui è arrivato nei primi cinque mesi di quest'anno il 97% dei migranti». Lì serve «un governo stabile e stiamo lavorando per farlo». E mentre intanto si riparte dalla lettera inviata lo scorso maggio da Italia e Germania alla commissione per creare una missione Ue al confine tra Niger e Libia per bloccare i flussi di migranti che raggiungono le coste per imbarcarsi alla volta dell'Italia, l'impegno riguarda anche lo sblocco dei fondi Ue per gli aiuti alla Guardia costiera libica: 300 milioni di euro che servirebbero a rallentare le partenze. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero