Che cosa succede a una democrazia quando gli elettori, titolari della sovranità popolare, consegnano il Paese a una forza non democratica? È l’eterno paradosso a cui sinora...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un’offesa al dolore dei familiari, della città, del Paese tanto cinica quanto stupida. Un partito che si colloca con almeno un piede fuori dai confini della legittimità repubblicana. Ma quello stesso risultato, che qualche anno fa avrebbe messo in allarme governi e opinioni pubbliche di tutta Europa, dimostra oggi che la crescita delle forze estreme in un una democrazia rappresentativa incontra limiti insuperabili. Anche in momenti di crisi come quello che buona parte dell’Europa sta vivendo, anche in situazioni di emergenza come quella che si è creata in Francia dopo i sanguinosi attentati del 7 gennaio, le spinte identitarie e le richieste di sicurezza trovano il loro principale destinatario nelle forze politiche che, per vocazione e per tradizione, presidiano abitualmente l’area dell’opinione moderata, cercando di rappresentarla e di darle voce.
Tanto più in vigenza di un sistema elettorale che tende a penalizzare in termini di seggi le ali estreme e a premiare, grazie alla logica del ballottaggio, le forze più vicine al centro. Se tutto questo è vero, c’è materia di riflessione anche riguardo al caso italiano. Le differenze, ovviamente, non mancano. Da noi la coalizione di centrosinistra, guidata da un leader giovane e ancora percepito come “nuovo”, non sembra al momento temere insidie oltre a quelle, superabili, provocate dalle sue divisioni interne. Mentre il centrodestra è debole e diviso come mai era stato da quando Berlusconi, nel 1994, inventò dal nulla un nuovo partito e una coalizione capace di affermarsi. Ora il leader è stanco e usurato, non solo per ragioni anagrafiche. Il suo partito è spaccato in fazioni contrapposte; pezzi importanti della ex Forza Italia sono nella maggioranza che sostiene il governo. E dalle file degli alleati emerge il progetto egemonico di Matteo Salvini, che si propone come leader dell’intera destra italiana e intende rifondarla sulla base di un modello nazional-populista e lepenista.
Un modello che in Italia, e in buona parte d’Europa, non ha alcuna possibilità di diventare vincente e di trasformarsi in progetto di governo.
Il Messaggero